Non c'e' solo il Giappone, costretto dalla sua posizione geografica proprio in mezzo alla 'cintura di fuoco' dei terremoti, ad aver costruito le proprie centrali nucleari in aree sismiche. Un reattore su cinque attualmente in attivita' si trova in zone dove prima o poi potrebbe avvenire un scossa forte, anche se non quanto quella che ha sconvolto il paese asiatico in questi giorni, e proprio le conseguenze del terremoto sull'impianto di Fukushima ha cominciato ad instillare il dubbio sui criteri di costruzione in alcuni scienziati.
Il dato sui reattori a rischio sismico, il 20% dei 440 tuttora in funzione, e' fornito da un documento della World Nuclear Association, che riunisce i principali costruttori: "Ma l'essere in un'area sismica non costituisce di per se' un problema - si legge nel rapporto - gli impianti sono progettati per resistere al peggior sisma che si puo' verificare ragionevolmente nell'area". Oltre a quelli in attivita', anche 62 impianti ora in costruzione sorgono vicino a faglie conosciute, così come molti dei 400 per cui sono state chieste le autorizzazioni come ad esempio quello che dovrebbe sorgere in Turchia e il cui progetto, secondo una dichiarazione del premier Erdogan, non subira' variazioni.
Secondo l'associazione praticamente tutti i reattori giapponesi sono a rischio 'alto' o 'molto alto' di essere soggetti a un forte terremoto nei prossimi 50 anni. Al massimo livello di rischio ci sono anche sei reattori a Taiwan e quattro negli Usa, di cui tre in California e uno nello stato di Washington. Hanno rischio da alto a moderato anche un reattore in Pakistan e uno in India, oltre a quelli in programma in Iran. Per quanto riguarda l'Europa invece nessuna delle centrali sorge in zone considerate a rischio, tranne alcuni reattori sperimentali nel Sud est della Francia.
Anche se nella progettazione si tiene conto dell'eventualita' di un terremoto e si guarda al peggiore possibile, secondo alcuni ricercatori le stime potrebbero essere per difetto, a causa della mancanza di informazioni sui terremoti del passato. Se un sisma molto grande si verifica ogni mille anni, ad esempio, potrebbero essersi perse le tracce storiche: "Quello che e' successo in Giappone, ad esempio, e' un'indicazione chiara del fatto che non abbiamo tenuto conto della possibilita' di un evento che era al di la' dell'esperienza storica ma tuttavia possibile - spiega al sito Physorg.com Ross Stein, sismologo dell'US Geological Survey - penso che ci siano profonde implicazioni per tutti dalla presa di coscienza della poverta' delle nostre informazioni".