di Marta Mandò
Bisogna puntare sui bambini per pensare ad un nuovo futuro energetico. Al di là dell’attualità e dell’incubo delle catastrofi, i giovanissimi saranno forse, un domani, in grado di fare scelte più compatibili con la fragilità del nostro ecosistema. Questa almeno è l’idea dell’American Museum of Natural History, il più importante museo del genere negli Stati Uniti (set originale anche del divertente film “Una notte al museo”), che in tour mondiale è sbarcato per un’unica tappa italiana, in Umbria, con l’esposizione “Il pianeta che cambia”. La mostra è articolata su un itinerario di tre mostre tra le storiche città di Perugia, Assisi e Gubbio (date diversificate fino a giugno 2011) rispettivamente dedicate al clima, all’acqua e ai dinosauri.
Con un’idea comune: terremoti, nubifragi, tifoni, eruzioni vulcaniche, anche i più disastrosi eventi naturali, anche la misteriosa scomparsa dei mastodontici dinosauri, dimostrano prima di ogni altra cosa che il pianeta è vivo e per ora (e per nostra grandissima fortuna) non ha nessuna intenzione di addormentarsi. I suoi cambiamenti climatici, soprattutto del 21° secolo, senza nascondere le minacce e gli effetti negativi dell’azione umana sull’ambiente, devono spingere alla ricerca di nuove fonti di energie pulite e di nuove alleanze con il pianeta. E l’acqua, bene irrinunciabile e limitato, è anche uno dei più urgenti problemi ambientali che la nostra società deve affrontare.
Dunque per le ricadute sulle generazioni future, contiamo su di loro, i piccoletti che per maturare una consapevolezza dei temi ambientali non dovranno semplicemente vedere la mostra ma soprattutto godersela: toccando, esplorando, vivendola in prima persona. Non saranno inseguiti da un dinosauro che vuole giocare a fare il cucciolone, non gli si potrà tirare l’osso e vederlo sbattere la coda da una sala all’altra del museo o essere legati come Gulliver da lillipuziani cowboy o antichi romani (come, appunto, nel noto film), ma i più piccoli entreranno nella spettacolare foresta di Lianoning, tornando alla Cina di 130 milioni di anni fa. Qui incontreranno il “famigerato” Tirannosaurus Rex. Saranno sicuramente attratti dalla terza mostra a Gubbio dedicata al passato del nostro pianeta: lo zoo fossile dei “terribili lucertoloni”, come il Bambiraptor o lo Stegosauro, tanto per iniziare. La simulazione permetterà di vedere come si muovevano nel loro ambiente. Si potrà interagire con il modello di un Apatosauro lungo 18 metri e collegato ad un sistema interattivo che analizza la mobilità del collo e della coda. La mostra allestita a Palazzo Consoli, non distante dalle gole del Bottaccione, sito geologico unico per le teorie sull’estinzione dei dinosauri, presenta, oltre a fossili originali e ricostruzioni di scheletri, una carrellata di ecosistemi jurassici dominati dai dinosauri.
Tornando all’acqua che “occupa” Palazzo Bonacquisti nella piazza principale di Assisi, di fronte al Tempio della Minerva: il primo passo all’interno dell’esibizione si compie attraversando uno schermo di nebbia, una sorta di soglia simbolica per entrare nel meraviglioso e fragile mondo dell’acqua. Tra pareti d’acqua, ci si immerge in prima persona, utilizzando oggetti, esplorando ecosistemi, curiosando con i microscopi magari per vedere quanti microrganismi abitano in una goccia. L’acqua, elemento che rende il nostro pianeta abitabile, in passato è stata al centro di numerosi conflitti. Oggi è un tema cruciale soprattutto per la diversa distribuzione di questo bene fondamentale sul pianeta, per il suo spreco e la limitatezza. L’acqua ci unisce e ci sfida. Dà forma al nostro pianeta e a molti aspetti delle nostre vite. Fa vivere le culture e ispira gli artisti. Ma l’acqua potabile costituisce solo il 3% dell’acqua presente sulla Terra, la maggior parte della quale è imprigionata nelle calotte polari, nel ghiaccio marino, nei ghiacciai o nelle profondità sotterranee. Ma il messaggio non è solo di allarme, ognuno di noi si può trasformare in un custode consapevole e attivo dell’acqua di oggi e di domani.
Tra pannelli interattivi, postazioni computerizzate, globi luminosi e diorami, questo viaggio tra ghiacciai polari fino alle barriere coralline, passando per le grandi metropoli planetarie, gli oceani e le foreste, ci porta a vedere che il problema energetico in un pianeta che cambia “non può basarsi” come afferma Piero Angela curatore della versione italiana della mostra “su una sola soluzione, ma su un pacchetto di soluzioni. L'importante è fare i conti con l'ambiente” di cui sembra a volte che l’uomo si scordi di farne parte. Per questo, contiamo sugli adulti di domani.