Telemedicina protagonista


Stampa

Alla maratona di Roma con 6 bypass

Si può fare tutto anche senza un cuore perfetto maratona_roma_296

di Maurizio Righetti

A New York il primo “trapiantato” fu un italiano: Saverio Pallucca
E’ il 1° novembre 1997. Alla partenza della maratona di New York c’è un 45enne ferroviere di Gualdo Tadino, Umbria. L’età non costituisce certo un record, in gara ci sono persone ben più anziane di lui. Eppure la sua è una corsa speciale, arrivare fino in fondo significa poter dire: “Oggi ho vinto anch’io”, proprio come il titolo del film realizzato un paio d’anni dopo per commemorare la sua impresa (protagonisti Franco Nero e Barbara De Rossi). Ci arriva, tutto sommato bene, al traguardo: 5 ore e 34 minuti, in posizione più o meno mediana fra tutti i partecipanti. Quell’uomo umile, coraggioso e dalla volontà di ferro, che voleva dimostrare che niente è precluso a chi veramente lo desidera e che intendeva porgere un grazie indiretto a chi gli aveva ridonato la vita (purtroppo sacrificando la sua), si chiamava Saverio Pallucca. Da pochi mesi nel suo petto batteva un cuore nuovo, che era stato di uno sfortunato 16enne, appassionato podista. L’impresa, non soltanto sportiva, fu resa possibile grazie al controllo costante di un‘équipe di medici, guidata dal dottor Araldo Coletti, lui stesso maratoneta e praticante di triathlon. Uno sportivo “di resistenza” e svariati altri professionisti sanitari al seguito furono indispensabili. Il che non toglie nulla al significato e alla grandezza – e alla cristallina bellezza – dell’evento.

Ma Lorenzo Lo Preiato in America ha corso da solo, senza assistenza diretta
Ma 13 anni più tardi la medicina, lo sport, la tecnologia e – ancora – la grande volontà di un uomo italiano abbattono un’altra barriera. L’atleta operato di cuore corre la maratona più famosa del mondo (a parte quelle olimpiche) da solo. Il controllo medico si fa a distanza. Dall’altra parte dell’Atlantico. Stavolta “l’eroe dei due mondi” è il cinquantenne Lorenzo Lo Preiato, consulente finanziario. Alla partenza vuole orgogliosamente comunicare a tutti quello che sta per fare. Lascia il compito alla sua maglietta. Sopra c’è scritto, in inglese, così che il messaggio sia chiaro a tutti: “Sono Lorenzo, vivo in Emilia Romagna, Italia. Corro con sei bypass”. Dura sei ore la “sua” maratona di New York. E lui, ebbro di felicità per l’impresa, al traguardo ci scherza pure su: “Se il ginocchio non mi avesse dato dei problemi, avrei potuto fare molto meglio”. Che è un po’ come se Lance Armstrong avesse detto: “Ho perso il Tour de France per un appannamento della vista”. Aggiunge oggi Lorenzo, alla vigilia della sua partecipazione alla Maratona di Roma: “Mi impegnerò perché quell’esperimento sia utile in chiave futura. E intanto farò il bis nella capitale. Magari il segnale arriva meglio…”. Per questo appuntamento, anche l’olimpica Laura Fogli ha seguito la preparazione atletica di Lo Preiato.

Un esperimento chiamato Bluc@rdio
A sostenere la passione di Lorenzo e le sue speranze, era stato (ed è tuttora) Giorgio Noera, cardiochirurgo del Maria Cecilia Hospital di Cotignola e presidente di “Health Ricerca e Sviluppo” dell'Università di Bologna, che nel 2004 aveva utilizzato i ferri per restaurare con un intervento di rivascolarizzazione con arterie mammarie il cuore del maratoneta romagnolo. Noera ha presentato i risultati della sua ricerca medica, condotta e finanziata da Confindustria Emilia-Romagna, dall’Università di Bologna e dai Giardini St Lucia. Lo studio si chiama Bluc@rdio e ha permesso l’impresa di Lo Preiato: correre a New York sotto il monitoraggio dei medici in Italia. Grazie ad un apparecchio di 118 grammi - con dodici sensori applicati al torace – l’uomo era sotto costante check-up cardio-vascolare a distanza. I tracciati del cuore su monitor o su i-phone vengono trasmessi attraverso una sofisticata rete di comunicazione.

Il cardiochirurgo Noera: possibile prevenire l’attacco di cuore
“Un’invenzione tecnologica e medica che permette di seguire il paziente in libertà e che, grazie alle trasmissione dei dati, fornisce anche la possibilità di prevenire un attacco di cuore”, ha spiegato Noera. Una tecnica che è il risultato di studi che vanno avanti da dieci anni con l'obiettivo di “allargare l’applicazione della tecnologia alla salute della popolazione con problemi cardiovascolari”. (Ma quanto tempo è passato, viene da chiedersi, da quando una piccola anomalia a una coronaria ti faceva considerare un invalido?).

Dati di funzionalità cardiaca in diretta via web
Durante la Maratona l’apparecchio ha trasmesso le frequenze cardiache sul monitor di Noera, che su una pagina web ed in tempo reale ha potuto controllare il tracciato del cuore dell’atleta. I risultati degli allenamenti e della stessa maratona “hanno confermato l’importanza dell’attività fisica in funzione preventiva nel corso di uno sforzo prolungato anche in soggetti con problemi cardiaci ed annullano le distanze fra paziente e medico, che grazie a questa straordinaria apparecchiatura potrà rilevare anche eventuali anomalie e intervenire tempestivamente salvando tante vite”. La tecnologia in medicina fruita solo dal 10% della popolazione. Occorre cambiare rotta “Lavoriamo intensamente – dice Noera - sulla filosofia del creare la salute. E ci impegniamo con la ricerca in forma partecipata per poter esprimere il meglio per noi e per tutti nel complesso mondo della sanità. Noi abbiamo scelto la prevenzione delle malattie del cuore. Una specie di patto tra i tre moschettieri: popolo, ricercatori e istituzioni. Una formula tanto vera quanto originale nella sua complessità in cui le difficoltà per creare questa armonia sono la vera sfida e il vero progetto per mantenere la barra del timone diritta nella crisi del nostro tempo. In altre parole vogliamo pensare che siamo ancora tutti… in marcia”. E aggiunge di volersi battere perché dei risultati della tecnologia in medicina possano avvalersi tutti, mentre oggi ne fruisce solo il 10% della popolazione mondiale

Cos’è la Health R&S?
Nasce nel 2001 come Spin off Accademico tra la Confindustria Emilia Romagna, l’Alma Mater dell’ Università di Bologna e la Giardino St Lucia come modello aziendale innovativo di progettazione e sviluppo di alte tecnologie biomedicali - supportate da soluzioni informatiche e telematiche- nate dalla ricerca sanitaria avanzata radicata su popolazione e territorio. E’ attrice promotrice con partners europei e diverse università italiane ed estere dello sviluppo d’alta tecnologie biomedicali finanziate dal VI° e VII° Programma Quadro della Commissione Europea 1 e da altri progetti condotti con INRCA, il Ministero della Salute2 , Consiglio Nazionale delle Ricerche, Ministero della Difesa , Regione Emilia Romagna 3 e Fondazione IME, Istituto Mediterraneo di Ematologia. E’ rappresentata nel Global Forum for Health Research dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo assetto integrato tra ricerca e produzione è rappresentato nel modello del Programma Massa Lombarda 4 iniziato nel 2002 e conosciuto a livello internazionale come “Istant Idividual Definition Project” ovvero analisi comparativa dei fattori di rischio cardiovascolari noti/genetica/analisi di secondo livello e la taratura dell’ analisi SW/HW dell’ECG tramite la Cardiac Ulthraphase Information Diagnosis sulla popolazione di Massa Lombarda. Questa analisi è poi evoluta nel Myocardial Perfusion Scoring System e nel suo biosensore miniaturizzato Bluec@rdio5 dopo studio di oltre 35.000 anni/uomo su 8000 soggetti. Qquesto modello è stato oggetto del Protocollo d’Intenti firmato tra Università di Bologna e Ferrara Aziende Sanitarie Locali e Comuni di Ravenna, Ferrara e Forlì e l’Institute per l’estensione dei laboratori di popolazione all’interno dei Piani per Salute dei Comuni. Inoltre diversi studi e ricerche sono stati condotte nella base NATO di Lisbona, nel personale ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel progetto MARS500 dell’Agenzia Spaziale Italiana per la telemetria della simulazione di volo degli astronauti russi, e sulle missioni alpinistiche sul K2. Il modello ha ricevuto la Medaglia NATO per la prevenzione cardiovascolare.

La telemedicina cardiaca “piace” sempre di più
Da una recente indagine compiuta presso il centro di elettrostimolazione cardiaca del San Filippo Neri di Roma, uno dei siti di elezione in Italia, diretto dal professor Massimo Santini, è risultato che il 90% dei pazienti si dichiara molto soddisfatto del controllo remoto dei dispositivi cardiaci impiantabili reso possibile dalle più recenti tecnologie. Il che vuole dire: efficienza degli attuali congegni, che servono a prolungare la vita e a migliorarne consistentemente la qualità: risparmio di spesa; senso di sicurezza dei pazienti, generato dal controllo costante.

Controllo telematico entrato rapidamente nella pratica clinica
Negli ultimi anni, grazie ai progressi congiunti della telecardiologia e della tecnologia dei dispositivi cardiaci impiantabili (pacemaker, defibrillatori, resincronizzatori), ampiamente utilizzati nel trattamento di patologie del ritmo quali bradicardia e tachicardia, dello scompenso cardiaco e come prevenzione della morte improvvisa causata da gravi aritmie, il controllo remoto dei pazienti è entrato rapidamente nella pratica clinica facendo prevedere che entro cinque anni rappresenterà lo standard normale per il monitoraggio degli apparecchi impiantati.

Dispositivi grandi come una puntina e un pacemaker compatibile con la risonanza
La tecnologia non si ferma. Medtronic, leader mondiale, e altri produttori hanno già presentato i prototipi di defibrillatori e pacemaker grandi come una puntina da disegno e con batterie della durata di sette anni che permetteranno un controllo a distanza ancora più accurato e ridurranno praticamente a zero il rischio di infezioni anche piccole. Sofisticatissimi strumenti in fase di sperimentazione che presto saranno sul mercato. Ed esistono già il pacemaker totalmente compatibile con la risonanza magnetica, il monitor cardiaco di sincope e fibrillazione atriale e il defibrillatore che riduce gli shock non necessari.