di Sandro CaliceFROZEN
di Adam Green, Usa 2010 (M2 Pictures)
Shawn Ashmore, Emma Bell, Kevin Zegers, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Adam Johnson, Kane Hodder.
E voi cosa avreste fatto in quella situazione? Ve lo chiederete per buona parte di questo film. E tutte le risposte non vi piaceranno.
Dan decide di passare la domenica a sciare con lo snowboard insieme con il suo amico del cuore Joe e la sua ragazza Parker. In realtà doveva essere una giornata per soli uomini, e Joe non nasconde la sua stizza e la sua gelosia, ma Dan non se l’è sentita di lasciare Parker a casa. Joe tiene il muso tutto il giorno e mentre sta per arrivare la sera chiede all’amico un solo favore: un’ultima discesa, difficile, tra uomini, Parker potrà assistere. Ma per una serie di coincidenze, i tre restano bloccati sulla seggiovia a metà del percorso, sospesi a molti metri da terra, senza nessuno che li possa sentire o che possa venire a cercarli, dato che l’impianto resterà chiuso tutta la settimana. Incredulità, sospetto, rabbia, disperazione, paura: un crescendo mentre si rendono conto di essere abbandonati. E non sono soli.
Green (“Hatchet”) costruisce un thriller credibile, un horror “normale”, senza effetti speciali e invenzioni soprannaturali. Qui il “mostro” è proprio la natura, come il mare e gli squali di “Open water”, con gli esseri umani in balia di forze insormontabili e senza nessuna speranza di sopravvivere. Eccettuata una prima parte sottotono, il resto del film ci tiene avvinti quasi costantemente fino alla fine, costringendoci all’identificazione, tanto che la forza del racconto è proprio nella sua normalità, nella mancanza a tratti di tensione, nella banalità dei dialoghi e dei comportamenti, nell’assenza di soluzioni eroiche se non quelle dettate dall’istinto di sopravvivenza: su quella seggiovia ci sono tre persone comuni: potremmo essere anche noi.