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Hina, uccisa dagli uomini della sua famiglia

Il caso della giovane pakistana sepolta nell'orto di casa 296_hina

Hina Saleem, la ragazza pakistana di 20 anni, sgozzata e sepolta nell’orto di famiglia, a Sarezzo, nel Bresciano, sarebbe stata condannata a morte un mese prima del suo assassinio.

Per eseguirla però gli uomini di famiglia hanno aspettato che donne e bambini fossero lontani e forse hanno offerto alla giovane vittima un’ultima possibilità: "O torni in Pakistan o non vai più da nessuna parte".

Nel soggiorno della casa paterna sono state trovate due valige vuote: Hina si è rifiutata di riempirle. La ragazza aveva confessato al fidanzato e alle colleghe di lavoro di aver litigato con il padre perché questi voleva mantenere un impegno: l’aveva promessa sposa ad un cugino.

“Sarò solo io a decidere con chi dividere la mia vita” aveva detto alla famiglia, scontrandosi con la legge del clan. L’intervento dei carabinieri, che dopo la denuncia della scomparsa della ragazza fatta dal fidanzato italiano hanno suonato alla porta di casa Saleem, ha costretto gli uomini della famiglia ad una fuga precipitosa.

La ragazza, indossava i jeans, all’occidentale, era sepolta nell’orto di casa,avvolta in lenzuolo bianco, con il quale i musulmani avvolgono i loro morti, e con la testa rivolta verso la Mecca.

Amore e lavoro, all’occidentale. Queste le colpe Hina: la sua relazione con Beppe, carpentiere bresciano di 33 anni,con il quale era andata a vivere cinque mesi fa, e il lavoro in pizzeria.