Tempi che cambiano


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Ora il carrozziere è donna

Carrozziere, falegname, fabbro, autoriparatore: tutti mestieri declinati fin qui (quasi) sempre al maschile. Ma ora si dovrà cominciare a ripensare i termini, perché anche in Italia sempre più donne scelgono di lavorare in campi considerati di dominio esclusivamente maschile b

Carrozziere, falegname, fabbro, autoriparatore: tutti mestieri declinati fin qui (quasi) sempre al maschile. Ma ora si dovra' cominciare a ripensare i termini, perche' anche in Italia sempre piu' donne scelgono di lavorare in campi considerati di dominio esclusivamente maschile.

A segnalare la scalata rosa alla chiave inglese o all'apparecchio di precisione e' stato un'elaborazione dell'Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese: Italia ci sono 1.800 camioniste, 400 elettriciste, 1.100 tappezziere, 2.300 fabbre, 700 meccaniche, 140 idrauliche, 300 falegname e oltre 300 calzolaie.

Ma come accade che una donna scelga un mestiere maschile? Flora Pacioni, ad esempio, titolare dell'officina di autoriparazioni 'Auto Point Service' di Roma, gestita insieme alla figlia, si e' trovata 12 anni fa a dover imparare in fretta il mestiere alla morte del marito. "Io che avevo un diploma di liceo scientifico sono tornata a scuola ho preso il titolo all'Ipsia e ho frequentato tutti i corsi per poter gestire un'autofficina".

"Ma all'inizio -ricorda- la reazione era sempre la stessa: 'Che ci vuoi capire tu di carrozzeria e di motore, che sei donna?'". "Ora dirigo 7 uomini, che fanno quello che dico io -dice con orgoglio la signora Flora- e che sanno che se non fanno bene il loro mestiere, mi metto la tuta, carteggio io e faccio vedere loro come si fa".

Anche Anna Rizzo, titolare della 'Rizzo Umberto srl', azienda di Fontenuova, vicino Roma, che produce componenti di termoidraulica e rubinetteria, si e' trovata a lavorare in un campo molto maschile: quello della meccanica. "Alla morte di mio padre nel 2000 mi sono trovata con i miei fratelli a gestire l'azienda e nel 2004 ho dovuto scegliere se continuare da sola o chiudere. E ho scelto di continuare".

All'inizio non e' stato facile. "Al primo impatto, quando mi sono trovata ad avere a che fare con colleghi uomini, sono stata magari guardata con diffidenza ed 'esaminata' attentamente. Ma poi, andando avanti, e' venuta fuori la mia forza e sono emerse le mie qualita', e ora non sento difficolta' nei confronti degli imprenditori uomini".

La forza di Anna Rizzo e' testimoniata anche dal fatto che nella sua azienda, in questi due anni di crisi, nessuno dei 14 dipendenti e' stato licenziato o messo in cassa integrazione. "Bisogna crederci -dice Rizzo, che e' anche rappresentante Cna nel comitato per l'imprenditoria femminile in Camera di commercio- bisogna affrontare anche i momenti difficili guardandoli in faccia con sincerita'. Fare impresa -conclude- non e' ne' maschile ne' femminile, ma e' molto impegnativo".

E che la vita, per le donne che scelgono di fare un mestiere da uomo, non sia sempre facile lo testimonia il caso delle donne della famiglia Degli Stefani, Myriam, Samuela e Luigina (la mamma) che alla morte del capofamiglia decidono di mandare avanti la carrozzeria di Varese.

Si mettono di buona lena a riparare graffi e ammaccature, a verniciare auto e a personalizzare caschi, camion e motorini, grazie anche a una bella vena artistica e a una grande sapienza con l'aerografo. Ma l'azienda, come spiega Luigina, "e' sopravvissuta due anni, poi abbiamo dovuto chiudere".

Il motivo sta soprattutto "nella mentalita' chiusa delle persone che non capiscono come una donna possa fare altrettanto bene un lavoro da uomo". I clienti non arrivavano, insomma, ed erano ancora troppo scettici sulle capacita' delle donne Degli Stefani.

"Le mie figlie sono bravissime -dice con orgoglio Luigina- eppure i clienti uomini stanno a guardare il puntino o il granello, tanto per fare una critica. E alle donne -dice sconsolata- non basta dimostrare di essere brave 4 volte gli uomini per conquistarsi uno spazio nel mondo del lavoro".