Le barriere tra popoli


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Un altro mattone nel muro

Il mondo sempre più diviso v

di Mariaceleste de Martino

Muri divisori, muri di protezione, muri insuperabili, muri naturali, muri che hanno diversi significati. Un muro che per qualcuno può essere una protezione per altri è un ostacolo. Anche una montagna è un muro. Le abitazioni sono fatte di muri. Ma come sarebbe il mondo senza confini, senza limiti? La poesia musicale di Gino Paoli fa entrare metaforicamente “il cielo in una stanza, che non ha più pareti”, mentre i Pink Floyd nel loro concept album “The Wall” raccontano le difficoltà psicologiche di un ragazzo che a causa di una serie di traumi si costruisce un muro mentale dietro al quale si isola. Poi, c’è il muro del razzismo, il muro delle diversità sociali, il muro delle divisioni religiose, il muro dell’omertà. E ci sono i muri che separano nazioni intere. Quello più famoso era il Muro di Berlino, abbattuto nel 1989. Quello più antico è la Grande Muraglia cinese che risale al terzo secolo avanti Cristo, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità come il vallo dell’imperatore romano Adriano, tra Inghilterra e Scozia.

Un muro si alza quasi sempre per proteggersi, per paura. E anche nel mondo di oggi, nonostante molte popolazioni si siano avvicinate e siano state abbattute tante barriere, a cominciare dai confini europei grazie al patto di Schengen, di muri ce ne sono parecchi e continuano a essere costruiti. La barriera più recente è quella di cemento, fossati e filo spinato lungo i 700 chilometri di terreno montagnoso del confine con il Pakistan che ha in mente l’Iran, dopo che ha completato un’impresa analoga lungo i 900 km della frontiera con l’Afghanistan. Lo scopo del muro divisorio con il Pakistan è quello di bloccare il traffico di stupefacenti che arriva nel Paese islamico e da lì invade il mercato europeo. Quasi tutta l’eroina passa attraverso l’Iran. Lo stesso scopo lo ha la barriera con l’Afghanistan dove viene prodotto il 95% dell’oppio mondiale. Ma anche il Pakistan ha costruito una barriera di 2.400 km per restare separato dall’Afghanistan. Ognuno innalza il proprio recinto.

Viene chiamata “della vergogna” la barriera di separazione antiterrorismo che Israele ha costruito in Cisgiordania. Si parla meno di altri muri, come “La grande muraglia del Marocco” o “Muro di sabbia”, alto dieci metri e lungo 2.720 km, che protegge dalle intenzioni ostili del Fronte Polisario. La Spagna, a sua volta, ha eretto una barriera elettrificata sorvegliata dai militari nelle enclavi di Ceuta e Melilla per mantenere fuori i lavoratori illegali marocchini e sub-sahariani.

Non dimentichiamo la barriera di separazione tra Corea del Nord e Corea del Sud e il muro di 3.300 km che l’India ha costruito per marcare la divisione dal Pakistan. Le barriere elettrificate nel Botswana sulla frontiera con lo Zimbabwe. Il muro di cemento costato mezzo miliardo di euro, munito di videocamere di sorveglianza, che l’Arabia saudita ha costruito per impedire le entrate dallo Yemen, al sud, e la barriera ultra-moderna lungo i 900 km di frontiera con l’Iraq, al nord. Muri che servono a impedire immigrazione clandestina, spaccio, violenze, guerre, attacchi terroristici, e a marcare un’area geografica. Appoggiata dalla Turchia, la Repubblica autonoma di Cipro Nord rivendica una parte dell’isola e quindi ha delimitato il territorio con una barriera. In Thailandia è stata costruita una barriera lungo i 75 km più accessibili della sua frontiera con la Malesia. Barriera tra l’Uzbekistan e il Tagikistan, tra gli emirati arabi e l’Oman, tra il Kuwait e l’Iraq, e il muro tra gli Stati Uniti e il Messico.

Muri dell’odio, anche religioso, come quello in Irlanda che da più di 30 anni separa i cattolici dai protestanti, o quello di cemento che costruirono a Bagdad gli americani per salvaguardare il quartiere sunnita di Adhamiya circondato da distretti sciiti. In Europa, le frontiere sono state abbattute, eppure in molti Paesi i “muri” restano.

In Italia, fino al 2004, c’era il muro che ha diviso Gorizia dalla parte ex jugoslava della città, ora slovena, Nova Gorica. Ma quando i muri cadono e sembra che i Paesi si avvicinino, la Storia si ripete. Diverse le motivazioni, ma il risultato è sempre un muro. In Italia, a Padova, c’è la lamiera di 80 metri in via Anelli, innalzata su richiesta dei residenti per ordine pubblico.

Il più recente è quello tra Chiasso e Como contro l’immigrazione. È solo un’idea, per ora. La richiesta viene del leader della Lega dei Ticinesi, Giuliano Bignasca, che vorrebbe erigere una barriera di quattro metri tra le due città, perché “la rete metallica non è sufficiente”. Servirebbe a evitare l’entrata in Svizzera dei fuggitivi dal Nord Africa. Il muro tra la Svizzera e l’Italia sarebbe un modo per controllare meglio gli illegali che passano da una parte all’altra. Il sindaco di Chiasso, Moreno Colombo, ha detto che “va fatto tutto il possibile per affrontare un evento che potrebbe assumere dimensioni impressionanti”. Chissà se tra 500 o mille anni l’Unesco dichiarerà patrimonio dell’umanità anche questi muri di cinta?