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Giovannino Guareschi al “Bertoldo”

Umorismo e satira tra le due guerre in mostra a Brescia

Uno stupendo filmato d'archivio di Rai Teche: la migliore introduzione al 'mito' di Guareschi. E' il 1959. Il programma:gli "Incontri di Indro Montanelli". Il grande giornalista sulle tracce del creatore di Peppone e don Camillo. Più che un'intervista, la storia d'un'intervista (quasi) mancata. Prima dell'incontro il video mostra la preparazione (non facile) da parte della troupe televisiva, poi il regista Giorgio Ferroni parla al telefono con Indro Montanelli riferendogli di aver preparato tutto.  La figlia dello scrittore avvisa suo padre dell'arrivo della troupe, mentre l' uomo sta parlando con un contadino dell'andamento della sua fattoria; Guareschi - restio a farsi intervistare - tenta di depistare tuttii, con l' aiuto della figlia e della moglie. 

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Giovannino Guareschi al  “Bertoldo”

di Raffaella Miliacca

Umorista, scrittore, disegnatore. E’ “Giovannino Guareschi al ‘Bertoldo’. Ridere delle dittature 1936-1943”. Una mostra al Museo di Santa Giulia, a Brescia, ripercorre nascita e successo della rivista milanese e uno dei momenti più ricchi dell’attività di umorista di Guareschi.

La mostra, promossa dal Comune e dalla Provincia di Brescia, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali, si colloca nelle iniziative per il centenario della nascita di Giovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca /Parma 1908 – Cervia 1968).
Sarà aperta dal 29 novembre 2008 al 28 febbraio 2009, con ingresso libero.

L’esposizione mette in luce un aspetto meno conosciuto dello scrittore, noto per “Don Camillo e Peppone”, con oltre 380 edizioni pubblicate in tutto il mondo. Ne emerge un ritratto nuovo che inserisce Guareschi nella tradizione umoristica del Novecento, all’interno della quale nascono i giornali satirici come “l’Asino”, il “Becco Giallo”, “Marc’Aurelio”, “Bertoldo”, “Candido”.

Il “Bertoldo” nasce a Milano nel 1936, edito da Rizzoli, in pieno regime fascista e per otto anni, fino al 1943, rappresenta una vera e propria fucina di umoristi e l’umorismo un’arma contro la retorica delle dittature. Con Guareschi in redazione ci sono Mosca, Metz, Manzoni, de Vargas, Angoletta, Molino, Pagot, Coppa, Albertarelli, Dalla Zorza e Saul Steinberg, grande disegnatore americano del “New Yorker”.

Il nucleo della mostra, curata da Giorgio Casamatti, Guido Conti e il Club dei Ventitrè, è costituito da oltre 70 disegni originali del “Bertoldo”, tra cui un disegno di Steinberg.

Abbiamo chiesto a uno dei curatori, Giorgio Casamatti, come è stato ideato il percorso.
“La mostra si divide in due sezioni. Nella prima si ricostruisce il contesto storico-culturale che va dalla fine della Prima Guerra agli anni Trenta. E’ in questo contesto che nascono le prime riviste di satira come ‘l’Asino’ e il ‘Becco Giallo’, e fanno una satira feroce contro il fascismo, e poi altre, come la fiorentina ‘420’ e il romano ‘Marc’Aurelio’. ‘Bertoldo’ nasce nel ’36 in concorrenza al ‘Marc’Aurelio’, rivista molto popolare e di grande successo: vendeva oltre 300.000 copie. Il ‘Bertoldo’ cerca di conquistarsi pubblico tra la media borghesia, con uno stile più raffinato e meno popolaresco, ed ebbe uno straordinario successo. Nella seconda sezione della mostra, c’è una selezione di 150 disegni che mettono in luce la peculiarità del ‘Bertoldo’: il giornale faceva una satira che colpiva il fascismo attraverso i suoi simboli, in modo da essere compresa dal lettore senza finire nelle maglie della censura. Sembra che fosse gradita allo stesso Mussolini. La rivista fa il tentativo di mostrare la storia contemporanea, commentando fatti di politica e cronaca.

Che cosa rappresenta il ‘Bertoldo’ nella vita e nell’opera di Guareschi?
“E’un importante momento di maturazione, intanto per il trasferimento dello scrittore da Parma a Milano. Poi, il ‘Bertoldo’ è uno straordinario laboratorio dove si sperimentano novità grafiche e artistiche. I grafici della rivista erano spesso pittori che facevano vignette per mantenersi. Per Guareschi è un importante esperienza di confronto con questi artisti, tanto che quasi tutti lo seguiranno nel dopoguerra al ‘Candido’. Negli autori del ‘Bertoldo’ c’è la ricerca di rendere bella un’opera e adattarla alle moderne tendenze stilistiche. Alla mostra si è cercato di dare un carattere divertente e istruttivo: lungo il percorso ci sono sagome dei personaggi di Guareschi che fanno da guide, come le ‘vedovone’ o i ‘militari’ delle sue vignette, oggetto e simboli di una doppia satira, quella contro la dittatura bolscevica, quasi doverosa, e quella più velata contro la dittatura fascista”.