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'De Chirico e il Museo'

La mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna a Roma 296_de_chirico

di Massimiliano Piacentini

Nell’ambito delle celebrazioni per il trentennale della morte (20 novembre 1978), la mostra, che si è aperta appunto il 20 novembre, è presentata dalla Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico. Buono il successo di pubblico, con circa 4000 persone che hanno già ammirato le 100 opere fra dipinti e disegni di Giorgio De Chirico: un vero e proprio viaggio all’interno di grandi capitoli della storia dell’arte. Le celebrazioni si concluderanno nel 2010, cioè nel centenario della creazione de “L’énigme d’un après-midi d’automne”, l’opera che segna per De Chirico la nascita della Metafisica. Ma qui, alla Galleria nazionale, siamo di fronte ad una presentazione volutamente parziale dell’opera del grande maestro: è il tema del museo, il tema della memoria ad essere centrale; lo scontro di De Chirico con le avanguardie, dentro il dibattito sull’arte contemporanea.

Al centro, il rapporto che il maestro intrattenne con la storia dell’arte, una sorta di museo immaginario in cui spiccano i ‘d’Aprés’, né copie né studi ma autorispecchiamento: riscoperta continua di modelli e del ‘mestiere’ attraverso i grandi artisti e non solo. Federico Zeri li definì “monumenti insigni”, “veri e propri capolavori”. Un invito alla conoscenza dell’arte attraverso l’arte e la filosofia: i grandi come Raffaello, Leonardo, Tiziano, Michelangelo, Rubens e altri sono posti sul piano di un dialogo ideale con Nietzsche e Schopenhauer. Contro le degenerazioni qualitative, De Chirico vuole ‘rifare’ i capolavori dei grandi maestri del ‘600, del ‘700 e dell’800 per imparare da loro, per impadronirsi dei segreti della grande pittura, di ciò che definiva “qualità della materia pittorica”. I d’Aprés, per il maestro, rappresentano lo strumento migliore per approssimarsi al modello, rielaborandolo magari fino allo stravolgimento. Sei le sezioni tematiche in cui si articola l’esposizione.

La prima, Mitologia e Archeologia, mette in primo piano il rapporto di De Chirico con la sua terra natale, la Grecia, e con gli studi sulla classicità. Le statue antiche, decontestualizzate, assumono nuovi significati e, come i personaggi del mito, ci portano in una dimensione metafisica. Basti vedere “Centauro ed amorino” o anche gli “Archeologi-Pensatori”, che non ricostruiscono il passato ma formulano nuovi dilemmi. Il visitatore trova anche temi classici mescolati con suggestioni altre o rimandi diretti a Canova.

La seconda, Sezione Neometafisica, è riassunto autoironico, rielaborazione potente e creativa del ‘guardare indietro’. E’ l’eterno ritorno di memoria Nietzschiana: “Il pittore di cavalli”, trasposizione di un’opera di Raffaello, oppure “Il ritorno al castello”. E poi il teatro assieme allo studio del Barocco: “Interno metafisico con mano di David”, “La mano di Giove e le nove muse”.

La terza, Sezione Copie da Antichi Maestri, è ‘ritorno al  mestiere’, opposizione all’avanguardia: “Copiare gli antichi maestri –scriveva De Chirico- serve ad imparare i segreti della pittura”. Non solo: un’immagine antica può essere il tramite espressivo del nuovo. Raffaello contrapposto al mito futurista della velocità. Troviamo anche qui Raffaello, “La gravida”. E poi Dürer, “Lucrezia”, Michelangelo nella “Copia dal Tondo Doni”. Alla copia, replica dell’originale, si affiancano i d’Aprés come dialogo con l’originale, come “Marina” da Courbet e molti altri lavori.

  La quarta, Sezione La Grande Pittura, rappresenta l’evoluzione De
  Chirichiana verso la pittura ad olio e ‘la maniera di Renoir’: la
  densità, la forza e la brillantezza dei colori e dei tratti fiamminghi.
  Sono numerosi i d’Aprés da Renoir: “Nudo di donna sulla spiaggia",
  “Diana addormentata nel bosco” o “Le due amiche”. Ma anche
  Rembrandt, Hals, van Dyck, Veronese, Chardin e altri grandi.
  La quinta, Sezione Rubens, mostra l’approdo della ricerca di De  
  Chirico: il filo conduttore che unisce arte antica e moderna. 
  “Non il soggetto ma solo la qualità conta in arte. Il valore di un  
  artista non consiste in quello che fa, ma unicamente  in come lo  
  fa”, scriveva il maestro nel ’44. Qui troviamo opere come “La   
  caduta di Fetonte”, “Ninfa e Tritone”, “Scena mitologica”, solo per   
  citare alcuni dei lavori tratti da Rubens.

La sesta e ultima, Sezione Disegni di Studio, è composta di schizzi, abbozzi, riflessioni sulla ‘maniera’ degli artisti che De Chirico riteneva  importanti. Questa produzione ci avvicina al suo modo di lavorare  e alla sua idea dell’arte. Troviamo acquerelli, studi con carboncino e matita su carta, carboncino e pastello, 12 disegni matita su carta e altre produzioni.

La mostra, inaugurata il 19 novembre scorso, sarà aperta fino al 25 gennaio 2009.

Nelle immagini, dall'alto: Interno metaficiso con mano - Sezione neometafisica; Gli archeologi, 1927 - Sezione Mitologia e archeologia; La gravidanza (da Raffaello) - Sezione Copie antichi maestri