di Raffaella Miliacca
“Tutte le cose che faccio con la scrittura non sono lavoro, sono il tempo migliore, il tempo salvato”. Così Erri De Luca comincia il suo incontro con i lettori al Salone del Libro, dal titolo suggestivo: Sulla traccia di un alfabeto antico. L’occasione è la pubblicazione di “E disse” (ed.Feltrinelli) e “Le sante dello scandalo” (ed. Giuntina). L’intento è quello di riportarci al peso, al significato, al valore delle parole. De Luca spiega la sua passione per la Scrittura Sacra: risalgo a quella lingua iniziale che conteneva la notizia del monoteismo, rinunciava alla raffigurazione, usava la parola e risalgo così a un tempo in cui le parole facevano avvenire le cose, portavano una responsabilità. Oggi sarebbe una dura consegna da rispettare, aggiunge.
La sua prima traduzione dall’ebraico antico è stato l’Esodo e oggi si trova a raccontare di nuovo di Mosé e del suo viaggio verso il Sinai. La moltitudine che lo segue, sfuggita alla schiavitù in Egitto, deve affrontare la vastità del deserto, un labirinto. “La libertà è improvvisamente lo sbaraglio. Non è un tracciato, ma è una divagazione, è affidata a poche coordinate”, dice De Luca. Mosè ha accettato un compito e la divinità che glielo ha affidato, sul Sinai, trasforma improvvisamente in scrittura le sue parole., consegnandogli le Tavole della Legge. “Quella moltitudine, accettando di portare il peso di quella alleanza, si trasforma da sbandata in un popolo”. De Luca accosta questo momento al nostro dopoguerra: “Il popolo è diviso, sconosciuto a se stesso. Il fascismo ha impedito agli italiani di conoscersi. Ma diventano un popolo quando accettano la Costituzione. Oggi sentiamo l’usura di quella alleanza. Attraverso la trasgressione, la rinuncia ad osservare la legge si fanno tante piccole intacche”. I suoi riferimenti al presente non si fermano qui e la creazione - l’acqua che s’impasta con la polvere e il soffio divino dà la vita - diventa l’occasione per ricordare che “in questi giorni l’acqua è soggetta a bizzarre pretese di privatizzazione. Ma l’acqua non è nostra, alla fine della nostra vita la restituiamo con le nostre cellule”, dice lo scrittore.
E poi le donne, a partire dalla figura di Maria. La storia del Cristianesimo, che comincia con lei, è tutta dentro la tradizione ebraica. Quella sua gravidanza è irregolare, ma il suo promesso sposo accettandola, con la sua fede, la salva dalla legge. Nella storia sacra, spiega De Luca, le donne hanno avuto un ruolo importante spesso mistificato dalla traduzione, Un esempio su tutti. “La divinità non ha mai detto ad Eva ‘partorirai con dolore’. Da 2000 anni ci portiamo dietro questa maledizione abusiva sul corpo femminile. Su questa si è fondata l’inferiorità della donna. L’espressione usata dalla divinità era ‘con sforzo, con fatica’. Ecco, la bellezza è di andare a reperire quella parola alla fonte e accorgersi che non è vero”.