di Roberta Balzotti
Danno lavoro a 5 milioni di persone e contribuiscono al 2,6% del Pil dell’Ue. Sono le industrie culturali e creative, le Icc. Un ambito ampio, variegato, che il libro verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare”, redatto dalla Commissione europea, ha definito in otto settori: patrimonio artistico e monumentale, archivi, biblioteche, libri e stampa, arti visive, architettura, arti dello spettacolo, media e multimedia audio e audiovisivi. A questi, sono stati aggiunti la moda, il turismo culturale, il software creativo, il design. Proprio in settimana, la plenaria del parlamento europeo ha approvato un rapporto che ha alla base il libro verde (relatrice Marie-Therese Sanchez-Schmid del gruppo Ppe, il partito popolare europeo).
“Intendiamo sollecitare gli Stati membri a sfruttare il potenziale offerto dalla cultura, che è il più grande patrimonio del nostro continente”, dice l’europarlamentare Silvia Costa (gruppo S&D, l’alleanza progressista di socialisti e democratici), relatrice ombra del documento. “Troppo spesso –spiega- le Icc sono considerate imprese non piccole ma minori, perché il loro valore viene considerato inesistente. Invece hanno un grande potenziale che va sbloccato e il provvedimento approvato va in questa direzione. Gli ostacoli da rimuovere sono la scarsità di capitali, le difficolt’ di accesso al credito, la mancanza di ammortizzatori sociali, la formazione”.
Considerando la duplice natura di queste industrie, ossia quella economica e quella culturale, nel documento approvato c’è l’invito a operare per politiche e misure specifiche, a prevedere lo status di Pmi (piccole e medie imrpese), con riferimento a tutte le modalità di accesso al credito, a riflettere sull’introduzione di nuovi strumenti finanziari, a istituire micro finanziamenti a breve termine per la sperimentazione e lo sviluppo di progetti culturali creativi e innovativi.
“La cultura crea Pil – sostiene l’europarlamentare Marco Scurria, coordinatore del Ppe in commissione cultura e educazione del parlamento europeo – Pur in un momento di crisi, dove tutti i comparti sono in difficoltà, l’unico settore che vede aumentare il proprio fatturato è quello culturale. Le Icc sintetizzano la natura economica con la capacità di integrazione sociale e culturale. Vorrei che si comprendesse quanto l’Ue stia facendo per dare un futuro migliore ai nostri giovani. Oltre alla relazione sulle Icc abbiamo votato anche il programma Youth on the move (gioventù in movimento) che favorirà, ad esempio, programmi di formazione continua, in linea con le attuali esigenze di mercato”.
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