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Hiv, una molecola potrebbe sconfiggerlo

Intervista a Giovanni Maga, direttore dell’istituto di Genetica Molecolare del Cnr 296_aids_vaccino

di Loredana Capotondi

Una nuova speranza per combattere il virus Hiv, responsabile dell'Aids, arriva da una piccola molecola, scoperta dai ricercatori del Laboratorio di Virologia molecolare diretto da Giovanni Maga dell’istituto di Genetica Molecolare del Cnr in collaborazione con il laboratorio di Chimica Farmaceutica dell’università di Siena, diretto dal prof. Maurizio Botta.

Professor Maga, la molecola da voi scoperta, e questa è l’innovazione, non ha come bersaglio il virus Hiv, ma le cellule che permettono al virus di riprodursi
Sì, infatti l’idea da cui siamo partiti è questa. Le terapie attuali sono dirette contro il virus e in particolare contro delle componenti della particella virale: enzimi, quindi proteine con funzioni particolari. Il problema di questi approcci è che le componenti virali, quindi le proteine verso cui sono diretti i farmaci attualmente in uso, hanno la capacità di trasformarsi nell’organismo ospite quando viene appunto somministrata la terapia, nel senso che hanno dei cambiamenti nella loro struttura che li rende meno sensibile ai farmaci. Il vantaggio invece di operare su componenti della cellula è che questi non vanno incontro a questi cambiamenti. Noi riteniamo perciò che potrebbero rimanere sensibili a un nuovo farmaco, che si spera di poter sviluppare ,anche per periodi di tempo prolungati. In questo modo si risolverebbe il grosso limite della terapia attuale che è quello di vedere ridotta l’efficacia dei farmaci, secondo le persone, nel giro di qualche mese o qualche anno.


Che cosa pensa dell’annuncio del professor Luc Montagnier,insignito quest’anno del Premio Nobel e scopritore del virus Hiv, che entro 4 anni sarà pronto un vaccino contro l’Aids?
Purtroppo si sono susseguite  in questi ultimi dieci anni una serie di predizioni sulla realizzazione di un vaccino che poi sono state smentite dai fatti, per fatti intendo le prove sull’uomo. Questo non perché ci sia sfiducia nei ricercatori ma perché sono le regole di questo lavoro: fino a quando non si ha l’ultimo risultato non si può affermare con certezza che un farmaco funzionerà. Ora è possibile che tra quattro anni ci sia un vaccino, sempre che i vaccini che sono in sperimentazione clinica si dimostrino validi. Diciamo che la sicurezza non esiste. Sono tanti i vaccini in sperimentazione, tra questi anche uno italiano,quello della dottoressa Ensoli che, se non ricordo male, sta per entrare nella fase due. Ci sono sicuramente probabilità che nel giro di 4-5 anni possa esserci un vaccino anti Aids, ma non credo che ci siano le premesse per poterlo annunciare già da adesso.

Tornando alla vostra scoperta, dopo la sperimentazione che avete già fatto in vitro, passerete ora a quella in vivo, cioè su animali e poi sugli esseri umani?
Adesso c’è una sorta di protocollo obbligatorio, che è quello che si usa quando si vuole trasformare una molecola sperimentale in un farmaco. La prima serie di test che dovremo fare riguarderà la valutazione della tossicità, per poi passare a quelli più complessi che mimano i tessuti e poi sugli animali. Poi si devono testare le capacità del farmaco. Questa fase dura un tempo variabile, due o tre anni, a seconda della fortuna. Passati questi step c’è la sperimentazione clinica, che dura dai tre ai cinque anni. Complessivamente questi studi, anche a tutela degli utenti finali, devono durare un certo periodo di tempo. Il tempo standard è di 8-10 anni, poi se la fortuna aiuta possono diventare anche sei. Difficilmente meno.

Potete continuare a lavorare sulla molecola o prima di proseguire dovete  reperire i fondi?
Per il momento il mio ente, il Cnr, si è interessato ai nostri risultati e si è offerto nell’immediato di accollarsi gli oneri della brevettazione per la protezione dei8 diritti intellettuale sulla molecola. Per quello che riguarda i fondi per la ricerca, quelli sono soggetti sempre, purtroppo, al periodo non troppo felice in cui ci troviamo da tanti anni ormai. Per cui dobbiamo scrivere il progetto e presentarlo ad agenzie esterne per chiedere finanziamenti. Ci stiamo rivolgendo alla Comunità Europea, come abbiamo sempre fatto in questi anni per avere i fondi per la ricerca. Io penso che anche grazie alla visibilità che abbiamo avuto sicuramente li otterremo,tanto più che l’anno prossimo ci saranno anche delle possibilità da parte del ministero della Sanità per la ricerca sull’Aids e spero che anche lì avremo fortuna. Sono ottimista perché sono parecchi anni che faccio questo mestiere, con un po’ di fatica e perdendo un po’ di tempo per preparare i progetti e sottoporli in giro, sono sempre riuscito a reperire le risorse che mi servono per andare avanti nella ricerca. Risorse che non sono poi enormi visto che se il Cnr fornisce strutture, strumenti e stipendio, io devo reperire i soldi per i reagenti e queste cose qui. Al momento sono ottimista. Non ho ancora in tasca tutti i soldi, però questa è un po’ la regola del gioco.

Che tipo di contratto lega i suoi collaboratori all’Istituto di Genetica Molecolare e al Cnr?
Nella mia equipe ci sono soprattutto ragazzi in formazione: dottorandi o persone che hanno appena finito il dottorato e che quindi nella normalità, diciamo, di questa professione hanno contratti a tempo determinato. Ho anche una persona che ha un po’ più di esperienza, ha 35 anni, che potrebbe aspirare ovviamente alla posizione a tempo indeterminato, ma per il momento non ci sono i concorsi. Per ora io riesco a supplire dandogli un assegno di ricerca che di anno in anno cerco di rinnovare. Sarebbe l’unica figura che si potrebbe definire precaria, nel senso che tutti gli altri sono ancora in quella fase in cui, come è successo anche a me e succede in tutto il mondo, si lavora con l’idea di cambiare anche spesso posto per acquisire l’esperienza necessaria per poi entrare nel circuito professionale. La formazione, purtroppo, in questo lavoro dura molto: dopo la laurea ci vogliono almeno altri 7-8 anni.