Bestie, uomini e altri animali

Due esposizioni, in Piemonte e a Roma

di Federica Marino

> GUARDA LA FOTOGALLERY

Gli animali sono da sempre validi interlocutori per gli umani: a pensarci bene, prima che la ricerca di altre forme di vita (intelligente o meno) si rivolgesse fuori Terra, i veri alieni erano proprio gli animali, coinquilini degli umani sul pianeta.

Pericolosi o domestici, minuscoli o enormi, gli animali erano alieni in quanto altri, diversi dagli umani, eppure come loro vivi, senzienti, organizzati, capaci di comunicare.

Oltre l’approccio alimentare, fissata la domesticazione per le specie utilizzate nel quotidiano dell’Uomo, questi non ha resistito alla tentazione di cercare il contatto con gli animali, talvolta rispecchiandosi in essi, per leggere dentro di sé guardando fuori.

Al rapporto tra uomo e animali sono dedicate in questo periodo due mostre, in Piemonte e a Roma: per una di quelle coincidenze che spesso sono invece consonanze di tempi e sensibilità, le opere esposte illuminano aspetti diversi dell’iconografia animale, l’una ripercorrendola lungo il tempo e la storia, l’altra rinnovando e attualizzando attraverso l’immagine la funzione di specchio (deformante?) attribuita alla società animale fin dai tempi più antichi.

Al Filatoio di Caraglio, nel Cuneese, è in corso fino al 5 giugno Bestie: un ampio percorso che in cinque sezioni organizza e struttura temi molto diversi tra loro, anche per il lungo periodo coperto. Ci sono gli animali della tradizione biblica e soprattutto cristiana, dalla colomba dello Spirito santo al lupo di Francesco; quelli cari agli dei pagani; i cani e le prede di Diana cacciatrice. Inquietante la sezione che documenta la percezione dell’animale come elemento negativo: il diavolo in forma di serpente o caprone, i rospi, gli insetti fiamminghi.

All’insegna del contrasto le due ultime sezioni, rispettivamente dedicate ai Mostri dei bestiari classici, medievali e barocchi e agli animali domestici raffigurati nella loro quotidianità: cani e gatti, vacche e cavalli al pascolo e nei campi, maiali e polli in cortile… o morti, in cucina, prima di trasformarsi in pasticci e arrosti.

La Casina di Raffaello a Roma ospita invece fino al 3 luglio gli Uomini e altri animali di Simone Rea, oltre trenta opere dalle prove di esordio alle tavole realizzate per le Favole di Esopo di Topipittori. Riprese dal latino Fedro come dal seicentesco francese La Fontaine, quelle di Esopo sono favole morali, in cui ogni vicenda ed esperienza dei personaggi viene commentata a futura memoria, in una sorta di libretto di istruzioni per la vita. Le caratteristiche note, talvolta proverbiali, dei singoli animali orientano la narrazione e poi danno lo spunto al favolista per l’insegnamento ad uso umano. Nel contesto didascalico che è proprio di Esopo, le immagini di Rea sono stranianti ma mai estranee, come a rinnovare la tradizione rendendola fruibile al mondo di oggi. E allora ecco il Cane col Campanello su un moderno sfondo urbano e la maglietta da bullo qual è, le Rane che al matrimonio del Sole scattano foto con una digitale. Non mancano i richiami ai maestri del passato, da Bosch, citato nella doppia testa del Lupo e l’agnello ai colori netti e sgargianti, stesi su ampia superficie che ricordano la Pop Art di Warhol.

Gli animali di Rea hanno tratti anche umani – e vestiti e giornali – eppure restano chiaramente animali: come se modelli reali avessero dato lo spunto per la metamorfosi dagli animali in carne e pelo a quelli di carta e colori. E’ così?
“Direi che è stato fondamentale passeggiare sia realmente che virtualmente per rubare con gli occhi e la matita abitudini di alcuni animali”, spiega Rea. “Lo zoo è stato utile, come è stato utile stuzzicare il mio cane Gino per vederlo muoversi, sedersi o rotolare (Gino nelle Favole è "il Cane col Campanello")”.

Il presente e la realtà da un lato, quindi, per prendere contatto con gli animali; dall’altro, un testo importante e apparentemente lontano, che ha richiesto un lavoro di ricerca lungo e complesso, ma che ha portato con sé una scoperta: ”Da subito - racconta Rea - ho avuto la netta sensazione che queste Favole facessero parte del mio DNA (come una presenza costante ma irrisolta). Le sensazioni che volevo esprimere erano proprio queste e per trasmetterle ho tentato di delocalizzare la provenienza spazio temporale dei testi giocando con le emozioni che essi mi trasmettono”.

Un po’ come un sottofondo da riportare in primo piano, immergendosi nel testo: quali le difficoltà?
“Ogni libro ha le sue problematiche e ogni storia ha le sue esigenze, quindi è sempre difficile interpretare il testo con delle immagini. Credo che la maggior parte dei problemi si risolvano con la pazienza e la capacità di "donarsi" alla storia. Per donarsi intendo; mettere se stessi a disposizione del testo, non solo capirlo ma sentirlo. Sentirlo nello stomaco come un qualcosa di privato, come se quella storia ci appartenga, come se fosse parte del nostro vissuto, dei nostri ricordi”. Accade per le favole, che ancora oggi trasmettono emozioni e messaggi a chi li vuole ascoltare, e accade con gli animali: reali, raccontati o dipinti, riescono ancora a ricordare agli ipertecnologici umani del Terzo Millennio le loro origini biologiche. Esseri viventi, animali, a volte bestie.

Bestie. Animali reali e fantastici nell’arte europea dal Medioevo al primo Novecento
Filatoio di Caraglio (Cuneo), fino al 5 giugno 2011

Simone Rea. Uomini e altri animali
Casina di Raffaello, Roma, fino al 3 luglio 2011