“Il fenomeno è certamente inquietante ma a guardare i numeri non è così allarmante. Ogni giorno transitano nell’area dalle 50 alle 60 navi, quasi 20 mila ogni anno. Quella delle navi preda dei pirati è una percentuale bassa ma questo non significa abbassare la guardia. Anzi”.
Franco Veltri è il portavoce del Comando navale Nato a Napoli, dal quale dipende l’operazione “Allied Provider”, ovvero “guerra ai pirati”.
Negli ultimi mesi gli attacchi si sono intensificati e le tecniche?
“Possiamo parlare, sempre dall’osservatorio che abbiamo da ottobre, di intensificazione e di tecniche simili. C’è sempre una unità madre con diversi barchini veloci a traino. I pirati hanno velocità, armi, e soprattutto scelgono la preda. Le navi mercantili, che viaggiano più lentamente e hanno minori difese, sono facili da essere agguantate. Ci sono poi navi con fiancate più alte, più veloci. Queste sono più impegnative per gli stessi pirati che sono pronti a tutto”.
Il fronte degli interventisti a favore dalla risposta dura ai “criminali del mare” si allunga giorno dopo giorno. Anche l’Iran si è dichiarato pronto a mandare vascelli per recuperare quantomeno il mercantile “Delight” con bandiera di Hong Kong, ma affittato da armatori di Teheran, sequestrato la scorsa settimana. Non è da meno il Segretario della Lega Araba, Mussa, che ha proposto una forza navale militare araba che potrebbe cooperare con altre presenti nella zona. Una levata di sciabole ma che finora ha avuto solo adesioni verbali, fatte eccezioni l’operazione Nato e quella della Ue che partirà il prossimo 8 dicembre.
La paura, a sentire armatori e compagnie di assicurazioni, è che la zona possa diventare come quella di teatri più noti di terraferma: Iraq, Afghanistan e la stessa Somalia. Si potrebbe passare da un fenomeno di banditismo a una sorta di “braccio marittimo” del terrorismo. Sarebbero, infatti, forti i legami dei pirati con gli insorti islamici somali, in particolare il gruppo che controlla la guerriglia, quello degli Al Shabaab (in arabo “La gioventù), considerato una costola di Al Qaeda in Somalia. Ufficialmente il gruppo ha condannato gli attacchi dei pirati, come quello alla superpetroliera musulmana saudita “Sirius Star” sulla quale pende la minaccia di ritorsioni se l’armatore non pagherà il riscatto milionario. Nella quotidianità, però, molti affiliati a Al Shabaab collaborano con i pirati, li riforniscono di armi in cambio di parte del bottino, semmai da usare per la “guerra santa”. Questi, ovviamente, sono scenari che al momento nessuno può confermare ufficialmente, ma le voci diventano sempre più insistenti.
“Non so se la pirateria ha una matrice terroristica. Quello che posso affermare è che la nostra azione sta avendo effetto positivi”. Per Veltri, i risultati si vedono e possono solo aumentare per garantire sicurezza e per portare a destinazione gli aiuti del Programma Alimenatare mondiale a favore della Somalia. “Con una presenza massiccia in mare si può fare molto, anche se per sradicare il fenomeno bisognerebbe agire anche in terraferma dove regna il caos più totale”.
intervista di Nello Rega