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Il calendario, l'opera che non muore mai

In Italia se ne stampano decine di milioni di copie di ogni genere calendario_carabinieri_2009

di Maurizio Righetti

E’ difficile stabilire quanti siano i calendari che si stampano nel nostro paese e nel mondo. Ma per avere un’idea può essere sufficiente pensare che non vi è casa italiana dove non ve ne sia almeno uno, che negli uffici li si trova praticamente in tutte le stanze, che anche negozi e officine, con soggetti solitamente di natura ben differente, non se ne priverebbero mai. Parlare di milioni di copie, diverse decine, è assolutamente appropriato. Nulla sembra scalfire il senso concreto ed il successo di queste produzioni. “Opere”, sarebbe talora meglio dire.

L'informatica è un supporto, non un avversario
Diversamente da quanto avviene per le agende tradizionali, non è riuscita a soppiantarli nemmeno l’informatica, che - casomai - è servita, e serve, per renderli sempre più vicini ad una domanda comunque in evoluzione. Se uno è il modo principale di utilizzarli, molto variegato è il panorama di chi li realizza e del perché lo fa. E lo è, soprattutto, quello degli scopi secondari o accessori di chi li appende. Sotto questo aspetto, largamente primi in graduatoria continuano ad essere i “pedagogico-divulgativi”, quelli che incarnano la cultura popolare tradizionale; stimolano la riflessione senza scomodare la filosofia; contribuiscono ad allargare il ventaglio delle conoscenze culinarie, agricole, del bricolage o delle piccole riparazioni; danno consigli pratici e forniscono previsioni ed aruspici (spesso fondati su studi storico-scientifici elementari - ma seri - come i cicli meteorologici e le fasi lunari, a volte semplici oroscopi per dodici mesi).

Senza veli, ma con pudore
Una fetta di mercato sempre più grande - comunque irrilevante rispetto ai classici - è occupata dai “senza veli”, dove i protagonisti non sono più solo di sesso femminile o personaggi noti e la finalità non è sempre commerciale: si propone il proprio corpo, a volte senza malizia e senza nemmeno scoprirlo tutto, anche per beneficienza o per richiamare l’attenzione su temi sensibili. E poi c’è un ampio ventaglio di prodotti con soggetti e fotografie (o disegni) che coprono praticamente tutto lo scibile umano: animali, piante, paesaggi, corpi militari, sport, musica, santi, cartoni animati, favole, riproduzioni di quadri e rappresentazioni artistiche…

Tre mesi in in una pagina
L’articolazione interna dei calendari resta, complessivamente, immutata. Ma la linea di tendenza orientata alla praticità diviene spesso una vera e propria richiesta dell’utente. Anche quando a regalarti una copia è il tuo fornaio o il parrucchiere. Così nelle case, più spesso negli uffici, l’ideale è avere davanti agli occhi, oltre al mese corrente, anche quello precedente e quello successivo, magari con uno spazio per piccoli appunti. Senza dover voltare pagina e con una dimensione che rappresenti il giusto (!) equilibrio tra il poco ingombrante ed il ben visibile. A parte qualche oggetto ritenuto, più o meno a ragione, di culto, i calendari restano l’unico elemento “povero” che non entra in conflitto con alcun tipo di arredamento. La loro invenzione, tra quelle meno ‘tecnologiche’, è quella che ha avuto il più lungo ciclo di vita. E che durerà chissà per quanti altri ...calendari.