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'Non abbassiamo la guardia'

Intervista ad Antonio Cellini, I° dirigente medico c/o la U.O. Malattie Infettive dell’Ospedale Civile San Salvatore dell’Aquila

di Maurizio Iorio

 “Affermare che l’Aids è sconfitto perché la mortalità in Occidente
 è diminuita drasticamente, come  fanno molti, è un falso 
 messaggio” – dice il Dottor Antonio Cellini, infettivologo 
 all’Ospedale dell’Aquila. “L’Aids è in continua espansione – 
 aggiunge. “Nei paesi industrializzati, che hanno accesso alle 
 terapie, c’è un’ ottima risposta per il controllo dell’infezione, ma 
 nel resto del mondo è una piaga sociale. Oggi, con più di 25 
 farmaci antiretrovirali a disposizione, si riesce a controllare bene 
 l’evoluzione della malattia. 10 anni fa c’era un’ aspettativa al 
 massimo di un anno di vita. Attualmente è di 25-30 anni.

Qualche tempo fa un uomo tedesco sottoposto al trapianto di midollo ha avuto una remissione completa..
L’Hiv è un parassita che per entrare nei nostri linfociti CD4 ha bisogno di appositi recettori. In quel caso il paziente ha subìto il trapianto di un midollo con un recettore diverso dal suo, che ha inibito l’ingresso nelle cellule, ripulendole dal virus.

Questo apre nuove prospettive terapeutiche?
Uno dei farmaci più recenti, inibitore del corecettore CCR5, da poco usato anche in Italia, ha proprio questa funzione.

Qual è il veicolo del contagio?
I contatti ematici, attraverso aghi infetti oppure le microlesioni della mucosa o della cute. Ovviamente nei rapporti sessuali è più facile, perché le mucose genitali sono molto più delicate.

Ci sono categorie a rischio?
No. Anzi, gli omosessuali ed i tossicodipendenti, che prima erano a rischio, adesso si proteggono meglio degli altri. Aumentano gli eterosessuali, soprattutto donne. E’ più corretto parlare di comportamenti a rischio, il principale è il rapporto sessuale non protetto. E’ lì che bisogna intervenire.

Lo sperma contiene il virus?
Sì. Adesso i pazienti sieropositivi che vogliono avere dei figli, possono farlo con l’inseminazione artificiale, dopo un lavaggio dello sperma e tutte le pratiche associate.

Rispetto al passato, la situazione è assai più rosea..
Sì e no. I mezzi terapeutici di oggi sono incredibilmente più evoluti. Nei paesi industrializzati, fino al 95-96, quando sono entrati in funzione gli inibitori della proteasi, la mortalità era spaventosamente alta rispetto al 7-8% attuale. Ma ci sono parecchi problemi per gli effetti collaterali della terapie.

Nel mondo il continente più colpito è l’Africa..
Soprattutto quella subsahariana. I malati nel mondo sono intorno ai 33 milioni, ma mentre nell’Europa centrale ce ne sono 730.000, in Africa sono 22 milioni. In espansione certe aree del sudest asiatico e dell’Europa dell’est. In questi luoghi una grossa fetta di popolazione ha comportamenti a rischio, non può accedere alle terapie, sia per i costi che per le strutture inadeguate o inesistenti. Ci sono zone in Africa in cui è contagiato il 70% della popolazione.

Ci sono etnie a rischio estinzione?
L’impatto è devastante e l’aspettativa di vita bassissima. La natalità è drammaticamente ridotta, perché ci sono tantissimi bambini orfani e sieropositivi. Intere popolazioni rischiano di scomparire. Comunque adesso alle donne incinte si somministrano delle molecole che impediscono la trasmissione dell’Hiv per via fetale, e questo ha determinato una drastica diminuzione dell’infezione nei neonati.

In Occidente l’informazione è sufficiente?
No, visti i mezzi a disposizione. Bisognerebbe coinvolgere le nuove generazioni, che sono molto disinformate ed hanno una percezione alterata del fenomeno. Siccome non si muore più di Aids , non se ne parla più, ma intanto l’infezione aumenta. In Europa nel 2007 ci sono stati 27.000 nuovi casi , circa 2 milioni in Africa. Ma da noi si sono avuti 8000 morti, mentre in Africa 1,5 milioni. E poi parlarne è scomodo.

Perché?
Per la privacy, i pregiudizi non rendono la vita facile ai malati. E poi perché bisognerebbe informare sui comportamenti a rischio, che riguardano quasi sempre la sfera sessuale. Soprattutto in Italia, anche per la presenza della Chiesa, promuovere l’uso del profilattico significa assecondare comportamenti ufficialmente non accettati.

La scoperta della molecola blocca-aids da parte del team di Giovanni Maga a Pavia potrà accelerare la realizzazione di un vaccino?
Diciamo che pone le basi per un differente approccio alla malattia, che è quello di impedire l’attecchimento del virus. Questo vorrebbe dire una vaccinazione di massa’ Per ora non è proponibile. Il virus è estremamente variabile. Anche i medicinali destinati all’Africa costano come in Occidente? Sono sicuramente più sensibili di prima, e penso che abbiano fatto dei listini particolari. Adesso c’è il mercato parallelo delle case farmaceutiche indiane che mettono in commercio degli antiretrovirali generici, ma c’è polemica per quanto riguarda le garanzie di qualità ed efficacia.