Demografia e inurbamento


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'La crescita della popolazione ha i suoi costi'

Gustavo De Santis, Università di Firenze

Il moltiplicarsi delle megalopoli sembra inarrestabile. Sarà davvero questo il futuro abitativo dell’umanità? Lo abbiamo chiesto a Gustavo De Santis, docente di Demografia all’Università di Firenze e promotore del sito www.neodemos.it

“Il problema principale mi pare quello della sostenibilità della crescita demografica. Le previsioni attuali parlano di un arresto della crescita della popolazione intorno ai 9 miliardi di persone (dai 7 attuali) verso il 2050. Sono troppe? Non lo so. Le stime di capacità di sostentamento del pianeta Terra (o carrying capacity) oscillano tra i 12 e i 30 miliardi, ma vanno tutte prese con le molle.

Io penso che sarebbe molto meglio se la popolazione mondiale fosse molto meno numerosa di così, ma penso anche che il decremento, per i prossimi 30-40 anni, non è un’opzione perseguibile, e comunque ha i suoi costi, legati all’invecchiamento della popolazione.

Tornando alla domanda, si pone adesso il problema: questi 7 (e domani 9) miliardi di persone, come è meglio che vivano? Concentrati in poche megalopoli, o sparsi un po’ dappertutto, o una via di mezzo? Una cosa che ho letto a riguardo e che mi è parsa convincente è che è meglio se le persone vivono concentrate in relativamente poche grandi città, meglio ancora se con grattacieli, piuttosto che in villette con giardino, all’inglese. Questo riduce il consumo di spazio, e lascia quindi più superficie per prati, foreste e campi coltivati.

Non è certo il tipo di vita che piacerebbe a me, e non sono certo che sia la soluzione più efficiente. Ma è ragionevole pensare che la scelta che collettivamente abbiamo fatto di crescere di numero abbia un costo in termini di qualità della vita. E non diamo la colpa solo ai Paesi oggi in via di sviluppo, o poveri. Anche noi abbiamo avuto la nostra transizione demografica, con forte incremento: gli italiani erano 25 milioni al tempo dell’unità, 150 anni fa, ma sono 60 milioni oggi”.