Il rapporto di Telefono Rosa


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Le voci segrete della violenza

Aumentano vertiginosamente stalking e abusi sulle donne. Nel 2010, 1.749 denunce alla linea dell'associazione violenza_donne_296

Aumenta vertiginosamente il fenomeno della violenza sulle donne cosi' come aumentano i casi di stalking. A lanciare l'allarme Telefono Rosa, l'associazione di volontarie che dal 1988 e' a fianco di tutte le donne vittime di ogni tipo di violenza e che ha presentato l'annuale ricerca "Le voci segrete della violenza" che l'associazione realizza con i dati del proprio osservatorio.

I dati, rilevati grazie alla Swg, denuncia la presidente dell'associazione Gabriella Moscatelli offrono, purtroppo, ancora una volta un quadro drammatico: sono 1.749 le donne che, nel 2010 si sono rivolte a Telefono Rosa. Impiegate, casalinghe, libere professioniste, disoccupate, di diversa nazionalita', ma per la maggior parte italiane (1.469 casi), coniugate con cittadino italiano (86%).

Su 1.749 donne il 76% sono madri, il 65% hanno figli minori, che, direttamente o indirettamente, diventano vittime "silenziose e impotenti" della violenza intra-familiare. Confrontando i dati con i risultati della ricerca del 2009 emerge che la "denuncia" al "Telefono Rosa" di donne che subiscono violenza fisica e' aumentata dal 23% al 40%, psicologica dal 31% al 38% e minacce dal 13% al 19%. La violenza economica cresce dall'8% al 10% e la mancanza di sostegno/alimenti sale dal 5% all'8%.

Per quanto riguarda la durata, nel tempo, le donne subiscono violenza senza reagire, per un periodo da 1 a 5 anni nel 37% dei casi, da 5 a 10 anni nel 16% e da 10 a 20 anni ed oltre nel 13%. Tale dato, evidenzia l'Associazione, conferma il progressivo, insidioso e profondo instaurarsi di conseguenze sicopatologiche nella donna sottoposta a traumatizzazione perpetrata nel tempo.

Maltrattamenti severi, prolungati e ripetuti di natura interpersonale, da parte dei partner, hanno la capacita' di produrre, nella donna, una vasta gamma di esiti psicopatologici che impattano profondamente sul suo senso di identita' e sulla sua visione del mondo.

La violenza insorge, nel 36% dei casi durante il matrimonio, nel 13% nella convivenza, nel 3% durante la gravidanza, nel 6% alla nascita dei figli e continua ripetutamente nel tempo, nel 14% dei casi, anche dopo la separazione/convivenza prefigurando l'ipotesi del reato di stalking. La richiesta di aiuto per il reato di stalking, infatti, e' aumentata, rispetto ai dati del 2009, passando dal 6% al 9%. Si evidenzia, in particolare, un incremento dal 7% all'11% dell'insorgenza della violenza dopo la separazione a testimonianza dell'inaccettabilita' da parte del partner di perdere il possesso della vittima e di essere lasciato.

Nel 2010, denuncia ancora Telefono Rosa, il 66% dei reati "denunciati" dalle donne rientrano nella casistica dello stalking suddivisi in: minacce (51%), insulti (31%), appostamenti (17%), pedinamenti (17%), telefonate continue (26%), sms (21%)1. Le donne arrivano in Associazione disperate e terrorizzate dalle continue persecuzioni,perpetrate spesso non solo nei loro confronti, ma anche verso chi e' loro piu' vicino come genitori, fratelli o sorelle, amici. Questi atti persecutori, per la loro caratteristica di ripetitivita' e continuita', generano nella vittima uno stato di ansia, paura e timore per l'incolumita' propria e delle persone a lei care e la costringono, soprattutto, ad alterare lesue abitudini e scelte di vita.

Nonostante lo stato di paura, di allerta continua, di emergenza e di stress psicologico, il comportamento messo in atto dallo stalker, rientrando, in alcuni casi, in condotte cosiddette "neutre" (come aspettare fuori casa o lavoro senza mai direttamente interagire con la donna) o addirittura apparentemente "gradevoli" (come spedire continuamente mazzi di fiori o biglietti, lettere o sms, etc.), confonde e disorienta la donna nel riconoscerlo come reato.

Promuovere campagne d'informazione, in particolare sulle forme di reato messe in atto e sulla diffusione del fenomeno dello stalking, sottolinea la presidente dell'associazione, Gabriella Moscatelli,diventa indispensabile al fine di aiutare le donne a riconoscere la violenza e il danno riportato sviluppando la consapevolezza di essere vittime.

Per quanto riguarda l'autore delle violenze, come ormai si riscontra nelle ricerche che si occupano del tema della violenza di genere, non esistono indicatori specifici socio-culturali per individuare preventivamente l'autore di violenza. E' un uomo tra i 34 ed i 54 anni (59%), svolge lavori nel 36% dei casi come operaio/impiegato, quindi appartenente ad una classe media, ma nell'11% e' un libero professionista, nel 6% imprenditore e nel 5% alto dirigente: e questo testimonia la trasversalita' del fenomeno.

Continuano ad essere specifiche, invece, le dinamiche della relazione violenta: nel 79% dei casi avviene all'interno di una relazione sentimentale (marito 41%, convivente 10%, ex marito 13%, ex convivente 8%, fidanzato 2%, ex fidanzato 5%) a cui dobbiamo aggiungere anche un 3% di "denunce" per violenza sessuale da parte del padre (totale 82%). Un elemento distintivo della violenza domestica e' l'isolamento della donna dalla sua rete socio affettiva: infatti solo il 9% chiede aiuto alla famiglia d'origine e il 6% agli amici, mentre il 20% delle donne si rivolge a Polizia o Carabinieri, soprattutto in particolari circostanze di pericolosita'.

Alla domanda posta alla donna "La famiglia d'origine dell'autore era violenta?" il 68% del campione in parte non risponde ed in parte non ne e' al corrente; questo ci obbliga ad ipotizzare una scarsa conoscenza dell'altro nella relazione, probabilmente dovuta al tipico comportamento dell'uomo violento teso ad accelerare il coinvolgimento affettivo formalizzandolo in convivenza o matrimonio. Inoltre, al momento del matrimonio, il 63% delle coppie, nelle quali la donna e' vittima di violenza domestica, sceglie il regime di comunione dei beni, evidenziando cosi' la tendenza dell'uomo a limitare la capacita' di autonomia della donna attraverso il controllo economico.

Dalle storie raccontate alle Volontarie in Associazione, inoltre, viene confermata la dinamica specifica della relazione violenta, in cui l'uomo strumentalizza il legame affettivo per ottenerne il pieno controllo psicologico, emotivo, fisico ed economico.

Dopo iniziali promesse di accudimento, protezione ed amore "eterno", stereotipo del mondo femminile, non appena l'uomo percepisce di avere il "possesso" della partner attraverso il controllo in tutti i suoi ambiti di vita, cominciano i maltrattamenti. Le promesse iniziali si rivelano, in realta', una strategia volta a sottomettere la vittima, dato confermato dal 40% delle donne che attribuisce i motivi della violenza al carattere del partner e che dichiara, nel 62% dei casi, che gli autori di violenza non assumono sostanze stupefacenti e/o non sono sotto l'effetto dell'alcool.

Le vittime appaiono cosi' traumatizzate non solo dalle condotte violente ma soprattutto dall'incapacita' di comprendere come una persona con la quale avevano condiviso sentimenti, esperienze e quotidianita', a volte per anni, possa trasformarsi in un aggressore. A supporto di cio' e' significativo da un lato che il 22% del campione non sappia rispondere alla domanda "Quando e' iniziata la violenza?".

E' indispensabile riconoscere che i maltrattamenti in famiglia non possono essere considerati alla stregua di "liti tra coniugi", ma sono veri e propri reati che non solo alterano la qualita' del rapporto genitori-figli ma ledono l'integrita' fisica e psichica della donna e dei minori, influenzando fortemente la relazione di accudimento.

Una madre che subisce violenza domestica, che spesso ha la caratteristica di essere continua e costante nel tempo, e' una donna che si sente in colpa, svalorizzata, umiliata nei suoi diritti, senza speranza fino al punto di essere emotivamente, se non fisicamente, non disponibile ai bisogni dei figli, i quali a loro volta potrebbero sviluppare relazioni di attaccamento disorganizzate.

Rispetto alla regolarita' con cui si manifesta la violenza, emerge che essa e' ripetitiva nell'80% dei casi, con un incremento del 2% rispetto al 2009.

In conclusione, la donna deve inizialmente essere aiutata a ricreare delle condizioni di sicurezza, a ridurre la violenza all'evento subito in cui non si possano rintracciare responsabilita' soggettive (ruolo di vittima) e successivamente ad evitare che su questo ruolo costruisca, nel tempo, la propria identita' consacrandosi a diverse forme di abuso.

A tal fine, l'Associazione, oltre a svolgere le consuete attivita' di accoglienza, consulenza legale e psicologica gratuita, gruppi di auto-aiuto, nell'ultimo anno ha istituito percorsi psicoterapeutici di sostegno specifici rivolti alle donne per il recupero delle proprie competenze attraverso un protocollo d'installazione delle risorse positive.

Un'ulteriore azione intrapresa dall'Associazione per fornire una risposta concreta nella lotta contro la violenza e' stata quella di iniziare a costituirsi Parte Civile in alcuni processi di stalking e di stupro.