I film del week end


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L'ultimo dei Templari

di Sandro Calice

L’ULTIMO DEI TEMPLARI
di Dominic Sena. Usa 2011, fantasy (Medusa)
Nicolas Cage, Ron Perlman, Stephen Graham, Ulrich Thomsen, Stephen Campbell Moore, Robert Sheehan, Claire Foy, Christopher Lee, Matt Devere, Nick Thomas-Webster, Peter Linka.

Innanzitutto, non fate caso al titolo. Quello originale, “Season of the witch”, la stagione/il tempo della strega, rende molto meglio l’atmosfera. Che è quella di un horror ambientato nel XIV secolo.

Behmen (Cage) e Felson (Perlman) hanno combattuto cento battaglie come crociati, uccidendo e conquistando nel nome di Dio. Fino a quando hanno superato un limite che nemmeno Dio può giustificare. Decidono allora di tornare a casa, troppi anni sono passati, e l’orrore che trovano è più spaventoso di qualunque cosa abbiano mai visto nella loro vita. La peste nera sta uccidendo milioni di persone, non c’è cura, non c’è difesa. Ma qualcuno la pensa diversamente. E quando si fermano in una città per rifornirsi e riposarsi, vengono imprigionati dal Cardinale locale: saranno liberati solo se scorteranno una strega, ritenuta responsabile della diffusione della peste, in un lontano monastero dove un antico rito libererà il mondo da quella maledizione. Behmen non crede alla stregoneria e ha visto troppe morti dovute al fanatismo, ma accetta per garantire alla donna un giusto processo. Il viaggio e la meta saranno anche più terrificanti della peste stessa.

Dominic Sena (“Fuori in 60 secondi”, “Codice Swordfish”) ha la mano giusta per confezionare professionalmente questi scatoloni di azione e avventura un tanto al chilo. L’impegno degli attori e un certo qual divertimento sono assicurati. I personaggi e la storia, però, sono cesellati col piccone: le coreografie dei combattimenti sono semplicistiche, manca quel quid che giustifichi la prevalenza del protagonista, tanto che come avversario del soprannaturale un Van Helsing qualsiasi sembra un fuoriclasse. Magari l’hanno fatto per realismo: che diamine, erano crociati, mica supereroi! Ma allora il contesto è sbagliato.

s.calice@rai.it