di Sandro Calice
PRIEST
di Scott Stewart. Usa 2011, horror (Sony Pictures)
Paul Bettany, Cam Gigandet, Maggie Q, Karl Urban, Stephen Moyer, Lily Collins, Madchen Amick, Christopher Plummer, Brad Dourif, Alan Dale, Dave Florek, Joel Polinsky, Josh Wingate, Jon Braver, Casey Pieretti, Theo Kypri, John Griffin, David Backus.
Ci piacciono film di questo genere, avventure fantasy con eroi dai poteri o dalle abilità straordinarie che combattono contro nemici invincibili, soprattutto quando sono tratti da fumetti, in questo caso dall’omonimo graphic novel del coreano Hyung Min-woo. Per questo ci dispiace quando riescono a metà.
Per secoli la Terra è stata contesa tra le due razze dominanti: gli uomini e i vampiri. Una guerra che ha quasi distrutto il mondo. I vampiri erano più forti, più veloci, più affamati e per salvarsi l’umanità si rifugiò in città inaccessibili governate dalla Chiesa. Dentro quelle mura furono selezionati e allenati per anni i Sacerdoti, uomini speciali sorretti dalla fede e imbattibili guerrieri. Grazie a loro l’umanità vinse la battaglia e i vampiri furono banditi per sempre. Fino a oggi. Il Prete (Bettany), come tutti i suoi vecchi compagni d’armi, vive nella città come un reietto. Era il più forte di tutti, il cacciatore più esperto e implacabile. Per questo quando sua nipote, che vive in un villaggio ai confini della civiltà, viene rapita, capisce che i vampiri sono tornati, e che deve partire. La Chiesa però non può ammetterlo, pena il caos, e gli intima di fermarsi. Ma il Prete ha deciso, anche se deve rinunciare ai voti, anche se ha già capito che sarà la battaglia più difficile della sua vita, contro nemici forti come non mai, e forse anche contro i suoi stessi amici.
Il regista Scott Stewart e Paul Bettany tornano insieme dopo la non fortunata esperienza di “Legion” per un altro film di azione e religione, ma più “contaminato” del precedente, visto che “Priest” è sostanzialmente un western fantasy e horror. Al di là però delle etichette (non è comunque quasi mai un buon segno quando ce ne sono troppe), di un Bettany perfetto per ruoli di questo tipo e di una bella fotografia color polvere, il film offre il minimo sindacale in termini di divertimento e combattimenti, con un paio di scene “esaltanti” o poco più, e con la non piacevole sensazione che sia stato pensato come primo capitolo di un possibile seguito, cosa che gli regala il respiro di un telefilm. Per appassionati.
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