A Montecitorio in versione 'basso profilo'


Stampa

Il lobbista? Non ama la pubblicità

Quelli bravi influenzano direttamente le politiche di governo e opposizione m

di Rodolfo Ruocco*

Chi sono i lobbisti? Scorrendo l’annuario della Confindustria e di Mediobanca sulle imprese italiane si ha un’idea: banche, assicurazioni, energia, autostrade, ferrovie, edilizia, farmaci. E ancora: auto, siderurgia, telecomunicazioni, editoria, televisioni, pubblicità, alimentari. Multinazionali, grandi e medie aziende italiane hanno importanti interessi da tutelare. Sono tanti i lobbisti, più o meno misteriosi, che si muovono tra la Camera e il Senato. Il dizionario Devoto-Oli dà una lunga definizione della parola lobby: ”Gruppo di persone che sono in grado di influenzare a proprio vantaggio l’attività del legislatore e le decisioni dei governanti riguardo a determinati problemi, soprattutto economici o finanziari”. Abbreviando: i lobbisti sono lo strumento delle aziende per cercare di ottenere leggi dirette ad incrementare i propri profitti.

Lobby è un termine inglese, ma l’etimologia è antica: deriva da lobia, una parola latina del tardo medioevo che indicava una loggia, un portico. L’affermazione del termine lobby, con l’attuale significato politico ed economico, è arrivata, però, quando nel 1800 il capitalismo selvaggio inglese dovette fare i conti con il sistema democratico affermatosi grazie ai poteri della Camera dei comuni a Londra.

A Montecitorio e a Palazzo Madama il lobbista, quasi come nei film, si presenta in versione basso profilo: vestito grigio, piega perfetta, cravatta dai colori sobri, volto sorridente. Lo scopo è di tranquillizzare l’interlocutore evitando atteggiamenti aggressivi. Ha una valigetta piena di fogli che tira fuori al momento opportuno: difende e argomenta la bontà di una iniziativa della propria società che in genere, con perizia, tenta di far coincidere con l’interesse generale del Paese. Ha un grande spazio d’azione perché in Italia, al contrario dei paesi anglosassoni e di molte nazioni europee, non è mai stata regolamentata l’attività di lobby. Il bravo lobbista non ama la pubblicità e, da dietro le quinte, riesce ad influenzare le politiche del governo o delle opposizioni. I lobbisti in Parlamento si vedono soprattutto quando ci sono provvedimenti economici, quelli che un tempo erano contenuti nella Finanziaria. Adesso, ogni tre mesi circa, quando si discutono i decreti economici del governo che cercano di rimettere in asse il sistema produttivo e i conti pubblici italiani, le commissioni bilancio, finanze ed attività produttive della Camera e del Senato sono prese d’assalto. Oppure i lobbisti si vedono quando in Parlamento viene discussa una proposta di stanziamenti per settori strategici come la ricerca o l’innovazione tecnologica. Messa da parte l’energia nucleare con la vittoria del “sì” al referendum, ora i lobbisti si faranno vedere quando si parlerà di energie rinnovabili per catturare i fondi persi dall’atomo. Già quando al referendum ha vinto il no alla costruzione di centrali nucleari, in Borsa hanno preso il volo le azioni delle aziende che si occupano di energie alternative. Le fonti rinnovabili hanno bisogno di incentivi e di normative che, ad esempio, ne permettano l’utilizzo nelle abitazioni, ottimizzando il risparmio energetico.

Il lobbista entra in Parlamento come esperto: funzionario di un’azienda multinazionale, di un gruppo economico o di una associazione. Oppure come addetto stampa. Spesso si tratta anche di ex manager o di ex giornalisti parlamentari.

L’obiettivo è di condizionare o, addirittura, d’indirizzare un processo legislativo, realizzando gli interessi della sua impresa. Le forze economiche, soprattutto quando la politica diventa debole, cercano di conquistare un ruolo di “supplenza”, tentando di sostituirsi di fatto al potere legislativo. E’ una forma diversa di “conflitto d’interessi”. I veri lobbisti, coperti da un assoluto anonimato, non tentano di far passare un semplice emendamento. Quelli bravi riescono a influenzare direttamente dall’esterno le politiche del governo o delle opposizioni. Tanti giochi sono aperti: sull’uso delle fonti energetiche (idrocarburi, atomo, rinnovabili), sugli alimentari (la lotta è tra transgenici e biologici), sulle ferrovie (con l’apertura alla concorrenza tra Fs e privati), sui farmaci (da vendere in farmacia solo su ricetta medica o senza, oppure da comprare come parafarmaco nei supermercati o negli appositi negozi). I lobbisti non amano la pubblicità. Il lobbista fuoriclasse? Agisce nell’ombra, opera in incognito.

*giornalista parlamentare