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Madre uccide la figlia perché piangeva

A Catanzaro l'ennesimo caso di violenza sui bambini: storia di degrado sociale o sindrome 'baby blues'? 296_infanticidio_catanzaro

di Emanuela Gialli

L’ha presa dalla sua culla e l’ha sbattuta sul pavimento, perché piangeva troppo, uccidendola. Ha confessato la mamma della bambina di appena due settimane trovata morta a Gagliano, quartiere a nord della città di Catanzaro. La mamma poco prima aveva litigato violentemente con il marito, che aveva accoltellato. L’uomo se ne era andato di casa. Lei era rimasta sola con la figlia. La donna ha raccontato di essere esausta e di soffrire di insonnia. Ma forse stava attraversando quel periodo di depressione post partum, che negli ultimi anni ha portato molte mamme a compiere gesti estremi nei confronti dei figli, picchiandoli con violenza e arrivando perfino ad ucciderli. E, in alcuni casi, a (togliersi la vita) procurarsi la morte.

E’ il pianto dei bambini a scatenare spesso queste reazioni, che si concludono il più delle volte in tragedie. Il 18 aprile del 2001 a Inzago (Milano) una mamma uccide il figlio di 19 mesi e poi si impicca. Il 19 febbraio 2002, a Novara, una donna di 21 anni uccide la figlia di poco più di un mese, cercando con violenza di farla smettere di piangere. Il 12 maggio dello stesso anno, a Santa Caterina Valfurva, una donna di 31 anni uccide la figlia di 8 mesi mettendola nella lavatrice alla quale fa compiere un ciclo di lavaggio. E poi i casi più recenti. A maggio 2005, a Lecco, una donna annega il figlio di 5 mesi nel bagnetto.

Sempre nel 2005, il 2 luglio, Matilda, 22 mesi, muore dopo essere stata colpita con un calcio che le aveva procurato lesioni al fegato, al rene e alle costole. La mamma, una hostess di 32 anni di Novara, subito sospettata, è stata assolta due anni dopo per mancanza di prove. Tutti episodi che anticipano, e richiamano, la morte per emorragia cerebrale di Samuele, 2 anni, avvenuta il 30 gennaio 2002, a Cogne, in una isolata villetta di montagna. Dopo tre gradi di processo, quest’anno la Corte di Cassazione ha confermato che a ucciderlo è stata la madre, Annamaria Franzoni.