di Rita Piccolini
“Il pensiero di Yogi Bhajan,il Maestro della nuova era” nella splendida cornice di un piccolo centro alle porte di Roma, Sant’Oreste, nel verde e a un’altitudine di 600 metri. Qui si svolge il primo congresso internazionale in Italia di Kundalini Yoga secondo l’insegnamento di Yogi Bhajan. L’evento è stato patrocinato dalla Regione Lazio e dalla Provincia e promosso Dall’Istituto Europeo Kundalini Yoga, Oltre che dalla 3HO (organizzazione mondiale non governativa fondata dallo stesso Yogi Bhajan) e da Ikita International Federazione Nazionale Gatka.
All’iniziativa non sono interessati soltanto gli adetti ai lavori , ma le persone comuni che utilizzano questa antica disciplina meditativa per affermare un nuovo stile di vita, che attraverso la conoscenza di discipline orientali, che coniugano la pratica sportiva alla meditazione, diano la possibilità di intraprendere un percorso che conduca ognuno alla piena coscienza di sé. Si parla molto di Yoga in questo periodo. Soltanto due settimane fa si è svolto a Roma lo YogaFestival: una tre giorni di seminari, conferenze e incontri con maestri provenienti da tutto il mondo. Sembra quasi un paradosso che nella più evoluta società occidentale, dagli Stati Uniti , all’Europa, dove le stile di vita imperante è quello legato alla logica del “massimo profitto” in tutti i campi e quindi al decisionismo, alla velocità, al “tutto e subito” anche in modo spregiudicato e in forme non sempre propriamente corrette, si senta tanto il bisogno di avvicinarsi sempre di più a pratiche ascetiche che forniscano gli strumenti per ritrovare la propria pace interiore. O forse è proprio per questo. Tanto più siamo costretti a correre, ad agire d’impulso, meccanicamente, per assolvere al ruolo che la vita ci ha assegnato, allo stesso modo la mente ci porta a desiderare di vivere in modo più riflessivo, possibilmente nel verde, concentrando tutta la nostra energia ne raggiungimento di un bene che non ha prezzo in termini immediatamente utilitaristici, ma che è tuttavia enormemente importante per la nostra vita in termini di consapevolezza e quindi di serenità.
Il 25 e 26 giugno quindi questo nuovo appuntamento a Roma: il congresso appunto di Kundalini Yoga , per informare, far conoscere, diffondere questa forma di conoscenza che ha sempre più seguaci in Italia, dove approdò nella metà degli anni Settanta, sulla scia dell’esperienza americana. Qui la ricerca spirituale dei giovani hippy alla fine degli anni sessanta creò il terreno fertile per l’esperienza della consapevolezza profonda da raggiungere usando le tecniche di questa disciplina.
Non è una religione lo Yoga, anche se le pratiche meditative ci riportano subito alla mente il Buddismo e l’Induismo. Chiunque, di qualsiasi credo religioso, oppure ateo o agnostico che sia può praticarlo. Sono lezioni di vita su come organizzare le energie interiori, usando contemporaneamente il corpo e la mente. E sono pratiche remote, antiche come i Veda, suggestive perché ci parlano di un mondo solo apparentemente lontano e magico, ma che è in realtà alla portata di tutti. Abbiamo detto che trovò terreno fertile nella cultura degli hippy negli States, i Beatles lo importarono con grande successo insieme a molti intellettuali e scrittori. Un nome per tutti: Hermann Hesse, e i poeti della Beat generation. Così a ondate lo Yoga si è insinuato sempre di più nella nostra cultura dando vita a quella che un po’ semplicisticamente definiamo New Age e che si è affermata da noi soprattutto a metà degli anni Ottanta. In fondo è semplice: Yoga in sanscrito significa unire, legare aggiogare. E’ una tecnica. Chi lo pratica non appartiene a sette esoteriche, ma cerca strumenti nuovi per raggiungere la piena consapevolezza e per questo il ruolo dei grandi maestri è fondamentale, perché lo Yoga va praticato.
Kundalini Yoga fa parte delle scuole classiche di meditazione e lavora sul risveglio dell’energia primordiale, sul potenziale evolutivo dell’uomo. Lavora sul corpo e sulle tecniche di concentrazione per intraprendere un percorso interiore che risvegli le energie e conduca all’illuminazione, cioè la vera consapevolezza. Il suo colore è il bianco, che rappresenta il candore dell’apertura mentale con cui avvicinarsi a un percorso di conoscenza. Di bianco era sempre vestito il maestro Yogi Bhajan che portò la sua conoscenza dall’India agli Stati Uniti prima, al Vecchio continente poi.
Yogy Bhajan, scomparso nel 2004 per problemi cardiaci, era nato nel 1929 in un piccolo villaggio situato in una zona dell’India che dal 1948 è entrata a far parte del Pakistan. Studiò la religione comparata e la filosofia vedica, in seguito si laureò alla Punjab University in Economia. Cominciò a praticare lo yoga a soli otto anni e a sedici venne proclamato Maestro di Kundalini Yoga dal suo stesso insegnante. Nel 1952 si sposò. Ebbe quattro figli. Non smise mai di insegnare. Nel 1968 fu invitato a insegnare Yoga alla Toronto University e dopo due mesi arrivò a Los Angeles dove incontrò un gruppo di giovani hippy, i ricercatori spirituali di quell’ epoca. Capì che l’esperienza della consapevolezza profonda, che molti giovani in quegli anni perseguivano attraverso l’uso delle droghe, poteva essere raggiunta usando le tecniche del Kundalini Yoga. Il suo insegnamento venne ufficialmente riconosciuto nell’ambito di programmi di recupero dalla tossicodipendenza. La tradizione del Kundalini Yoga prevedeva la trasmissione orale degli insegnamenti entro una ristretta cerchia di maestri e discepoli. Yogi Bhajan comprese che era venutoli momento di diffondere i segreti di questa antica scienza. Il suo obiettivo non era di creare studenti, ma insegnanti che a loro volta potessero condividere questa conoscenza con altri. A questo scopo fondò un’organizzazione non-profit la 3HO Foundation (Healty, happy, Holy Organization), “E’un tuo diritto di nascita essere sano, felice e santo”.
Il significato di Kundalini. Con Kundalini si intende un'energia residuale della creazione (meglio nota come shakti) che si trova in ogni essere umano. In particolare Kundalini corrisponderebbe alla "forza generativa" in contrapposizione alle altre due forme di energia tradizionali cioè prana (o energia vitale) e fohat (o energia di movimento). Kundalini, allo stato latente, risiede nell'osso sacro posto alla base della colonna vertebrale sopra un plesso che si fa corrispondere al più basso dei chakra, detto in genere mulādhāra, ed in particolare nella zona del perineo. Il suo nome deriva dalla parola kundala, che significa avvolto, arrotolato, spiraliforme, perché allo stato latente (detto anche dormiente), la kundalini si trova avvolta in tre spire e mezzo. Il simbolo più usato per rappresentare la kundalini è il serpente, che assume così il simbolo di conoscenza. Fin dall'antichità, il serpente è stato considerato simbolo di trasformazione, grazie alla sua capacità di mutare la pelle ed è stato associato al benessere fisico, spirituale e all'illuminazione.