Grazie a uno studio negli Usa


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Scoperto segreto che 'tiene a bada' l’Aids

Fondamentale 'dove' si annida il virus aids_mani_296

Se alcune persone sieropositive riescono a convivere per anni con il virus dell'Aids senza sviluppare la malattia, la ragione va cercata nel nascondiglio in cui si rifugia il virus Hiv. Se infatti il virus finisce in cellule periferiche è più facile stanarlo, se invece si annida nel cuore delle difese dell'organismo, ossia nelle cellule della memoria del sistema immunitario, è difficilissimo individuarlo e quindi colpirlo prima che la malattia si manifesti.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Medicine, si deve a uno studio condotto negli Stati Uniti, nella Emory University di Atlanta, da un gruppo in gran parte italiano.

''Cambia il modo di vedere la malattia'', ha detto il coordinatore della ricerca, Guido Silvestri. ''Per tanti anni l'attenzione si e' concentrata sulla quantità di virus Hiv presente nell'organismo, ma ora sappiamo che e' molto più importante vedere dove va il virus'', ha detto all'ANSA il ricercatore, originario di Ancona e negli Usa da circa 15 anni. Da tempo il gruppo di Silvestri sta studiando le scimmie africane ed ha scoperto che alcune convivono pacificamente con il virus dell'Aids (Siv), dandogli ogni giorno ''in pasto'' una piccola quantità di cellule immunitarie CD4, che viene immediatamente ricostituita. Ora ''abbiamo scoperto che il virus e' particolarmente difficile da eliminare quando si annida nelle cellule della memoria centrale del sistema immunitario'', ha detto Silvestri. ''Abbiamo identificato un nuovo meccanismo che permette di proteggere dall'infezione'', ha aggiunto il primo autore dell'articolo, Mirko Paiardini, anche lui originario delle Marche. ''Stiamo cercando di dimostrare - ha aggiunto - che la quantità di virus presente in particolari cellule e' correlata con la progressione della malattia''.

E' ancora presto per tradurre questa scoperta nella terapia: ''le nostre osservazioni riguardano ancora la ricerca di base'', hanno detto i ricercatori.

Tuttavia si può pensare che riuscire a proteggere le cellule della memoria centrale del sistema immunitario possa aiutare a bloccare la progressione dell'infezione. Questo confermerebbe la validità di una delle strategie seguite da tempo da alcune terapie, come quella che consiste nel bloccare le principali porte d'ingresso alle cellule della memoria centrale del sistema immunitario, ossia i recettori CCR5.