Fecondazione assistita


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Legge 40, una lunga storia in tribunale

Da Consulta a tribunali civili tante sentenze h

Si potrebbe allungare l'elenco delle sentenze che sono intervenute per cambiare la legge 40 sulla fecondazione assistita approvata nel 2004 ma messa in discussione da un numero sempre più grande di ricorsi.

A occuparsene questa volta sarà la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sulla base di un ricorso presentato da una coppia italiana contro la legge 40 del 2004. I due ricorrenti sono entrambi affetti da fibrosi cistica, una malattia genetica che si trasmette in un caso su quattro al nascituro e vorrebbero quindi poter ricorrere alla fertilizzazione in vitro per poter fare uno screening embrionale.

Ma attualmente la legge 40 non gli consente di ricorrere alla fertilizzazione in vitro, pratica 'riservata' solo alle coppie sterili o a quelle in cui il partner maschile abbia una malattia sessualmente trasmettibile, come per esempio l'aids.

La coppia si è quindi rivolta a Strasburgo sostenendo che, in base alla sua attuale formulazione, la legge 40 viola il loro diritto alla vita privata e familiare e quello a non essere discriminati rispetto ad altre coppie, diritti sanciti dagli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Con l'ultima sentenza del tribunale di Milano che ha rilevato nel divieto all'eterologa un ostacolo che non permette di garantire la realizzazione della vita familiare, salgono a tre gli invii alla Consulta delle norme che riguardano la sola fecondazione eterologa.

Otto volte in tutto è invece finita sui banchi della Corte Costituzionale se si considerano anche i ricorsi per altre parti della legge come quelli per ottenere la possibilità di congelamento degli embrioni, la diagnosi preimpianto e il limite di utilizzo di tre embrioni per ciclo di fecondazione.

Questi i precedenti in Italia.

Il 16 luglio 2005, un giudice del tribunale di Cagliari aveva sollevato questione di legittimità costituzionale dell'articolo 13. Il caso riguardava una donna portatrice sana di beta-talassemia, alla quale era stata negata la possibilità della diagnosi preimpianto. Il 9 novembre 2006, la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso perché formulato in modo contraddittorio, ma senza entrare nel merito.

Il 24 settembre 2007 una sentenza del Tribunale di Cagliari ha riconosciuto che la diagnosi preimpianto è consentita ''sulla base di un'interpretazione costituzionalmente orientata della legge 40 e ha ordinato all'istituto ospedaliero interessato di eseguirla''.

Il 23 gennaio 2008, il Tar del Lazio, oltre ad annullare le linee guida per l'applicazione della legge per ''eccesso di potere'', ha sollevato la questione di costituzionalità delle norme (articolo 14, commi 2 e 3) che prevedono la possibilità di produrre un numero di embrioni non superiore a tre e l'obbligo del contemporaneo impianto.

Il 26 agosto del 2008 il tribunale di Firenze ha sollevato nuove questioni di costituzionalità della legge 40 riproponendo ''il problema del limite della creazione di soli tre embrioni che risulta gravemente lesivo della salute delle donne''. Inoltre il giudice ha formulato ''anche una proposta per ampliare la possibilità di crioconservazione degli embrioni sovranumerari''. La Consulta ha accolto la prima parte delle osservazioni con sentenza del primo aprile 2009, quanto alla seconda parte è stato introdotta una deroga al divieto di crioconservazione degli ovuli.

Il 13 gennaio del 2010 il giudice Antonio Scarpa, del Tribunale di Salerno, ha autorizzato, per la prima volta in Italia, la diagnosi genetica preimpianto ad una coppia fertile portatrice di una grave malattia ereditaria, l'Atrofia Muscolare Spinale di tipo 1, in deroga alla legge 40 che consente le pratiche di procreazione assistita solo per casi di sterilità e di infertilità.

Il 6 ottobre la prima sezione del Tribunale civile di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla norma della legge con la quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, con ovuli o seme donati da persone esterne alla coppia.

Il 22 ottobre il tribunale di Catania ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla parte della legge 40 che vieta la fecondazione eterologa, quella con seme o ovuli che arrivano da donatori esteri. Un sentenza che ricalca in parte quando già stabilito con sentenza del tribunale di Firenze due settimane prima.