di Maurizio Iorio
Cesme, piccola e rinomata località balneare ad 80 km a sud di Smirne, ha origini antichissime. Risale al 1000 a.c., era una delle 12 città ioniche, appartenuta prima ai Lidi, poi ai Persi, e successivamente sottomessa dai romani e dai bizantini.
Infine, furono i selgiuchidi, gli aydinogullari e gli ottomani ad impossessarsene. Adesso è una località di vacanza estiva, rifugio marino degli abitanti di Smirne, e meta di turisti tedeschi, inglesi e russi, con una buona fetta di italiani. Del suo passato glorioso resta ben poco, per via della splendida abitudine che hanno i conquistatori di cancellare le tracce delle civiltà precedenti.
Ma la fortezza, posta a guardia del piccolo porto, è rimasta ben conservata (ed ottimamente restaurata), e da secoli proietta un’ombra rassicurante sulla città. Costruita dai genovesi e poi occupata dagli ottomani nel 1508, fu ampliata dal sultano Bayezid II, e da allora è stata sempre la torre di guardia del tratto di mare antistante la costa, dove nel 1770 la flotta russa sconfisse quella turca. Molti reperti di quella storica battaglia sono conservati nel piccolo museo interno della fortezza. Ma la vera, inaspettata sorpresa, si trova sul lato destro del castello, dove, grazie alla benevolenza dei custodi, si possono ammirare centinaia di stele funerarie appoggiate ai muri. Molte appartengono ai soldati morti nel corso delle innumerevoli battaglie a difesa della rocca, molte altre – come spiega il custode - sono state ritrovate nei dintorni della città e portate all’interno della fortezza per restaurarle, evitare che finiscano in mano ai tombaroli, o che addirittura vengano polverizzate per farne del cemento.
E’ una vera e propria esposizione di opere d’arte, messe in fila lungo le pareti, accecanti nel loro bianco marmoreo, con iscrizioni in arabo, in ebraico, in latino. Un autentico “lapidario”, che si ingrossa in continuazione. Dentro una delle torri ce ne sono ammucchiate altre centinaia, in attesa di essere restaurate e esposte al sole. Ed agli sguardi stupefatti dei vivi.
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