Rivolte nel mondo arabo


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Da Tunisi a Bengasi, 6 mesi di proteste

Le tappe principali r

La Libia, le clamorose rivolte dell’Egitto e della Tunisia, quelle sottovalutate della Siria e dello Yemen. I governi, che in origine rappresentavano le componenti più avanzate e moderniste del mondo arabo, non sono più in grado di conciliare tendenze violente e radicalmente opposte giunte in aperto contrasto: da una parte la pressione esercitata dai ribelli che chiedono un ritorno alla tradizione islamica, dall’altra l’aspirazione, soprattutto dei giovani, a una maggiore libertà e a uno stile di vita più occidentale. Quelle cui stiamo assistendo, sono rivolte cruciali non solo perché mutano la fisionomia che ha caratterizzato il bacino mediterraneo nell’ultimo cinquantennio, ma anche perché aprono le porte alle potenze straniere che aspirano al controllo sull’area.

E il controllo del Mediterraneo è oggi al centro delle contese tra Unione europea, Stati Uniti e Cina, non solo per una questione di prestigio internazionale, ma perché è in gioco un affare economico di enorme portata che va dal controllo di risorse petrolifere e gasdotti a quello di una delle rotte commerciali più importanti del mondo.

Ma ecco le principali tappe di sei mesi di rivolte che hanno scosso il mondo arabo.

- 17 dicembre 2010: In Tunisia, Mohamed Bouazizi, giovane disoccupato di 26 anni, si da' fuoco come segno di protesta per le condizioni economiche del proprio Paese. Due giorni dopo il suo gesto estremo diventa il simbolo dell'insoddisfazione del popolo tunisino e le proteste divampano in tutto il mondo arabo. Bouazizi muore a causa delle gravi ustioni il 5 gennaio.

- 14 gennaio 2011: A seguito dell'immensa mobilitazione popolare, il presidente tunisino Zine el Abidine Ben Ali si dimette e scappa all'estero con la sua famiglia. Trova asilo in Arabia Sudita.

- 25 gennaio: Le proteste si allargano in Egitto, il Paese arabo piu' popoloso. Migliaia di manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Hosni Mubarak.

- 27 gennaio: In Yemen, migliaia di manifestanti a Sanaa vogliono la deposizione del presidente Ali Abdullah Saleh.

- 11 febbraio: In Egitto, dopo le proteste degli egiziani che affollano giorno e notte piazza Tahrir al Cairo, Mubarak lascia il potere e lo consegna all'esercito. Lascia la residenza presidenziale e si rifugia nella sua abitazione sul Mar Rosso.

- 14 febbraio: I disordini esplodono nel Bahrain.

- 17 febbraio: A Bengasi, seconda citta' della Libia, i manifestanti scendono in piazza contro il regime di Muammar Gheddafi. La mobilitazione si trasforma in guerra civile. Inizia la repressione delle forze del colonnello libico.

- 14 marzo: L'Arabia Saudita invia delle truppe nel vicino Bahrain, dove anche qui le proteste pro-democrazia vengono represse.

- 15 marzo: Le proteste dilagano in Siria: Paese considerato particolarmente sensibile per i suoi confini con Israele, Libano ed Iraq.

- 19 marzo: Le forze di Gheddafi tentano di riconquistare la roccaforte dei ribelli libici: Bengasi. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu adotta una risoluzione con la quale autorizza l'uso della forza. Francia, Gran Bretagna e Usa aprono le ostilita'. I raid passano poi sotto il controllo della Nato.

- 21 aprile: In Siria, dopo 48 anni, il presidente Bashar al-Assad annuncia la fine dello Stato d'emergenza ma le proteste continuano.

- 19 maggio: In Egitto l'esercito annuncia che a settembre si terranno le elezioni.

- 3 giugno: Durante un combattimento nella capitale dello Yemen, Sanaa, il presidente Saleh resta ferito e viene trasportato in ospedale ma fuori dal Paese.

- 17 giugno: In Marocco, teatro come altri Paesi di numerose proteste, il re Mohammed VI presenta un piano di riforme che sara' oggetto di referendum popolare il 1 luglio.

- 26 giugno: Le truppe siriane, dispiegate nel nord-est, nel nord-ovest e al confine con la Turchia si spingono verso il confine libanese.

- 27 giugno: La Corte penale internazionale dell'Aja emette un mandato di arresto contro il colonnello libico Muammar Gheddafi per crimini di guerra e contro l'umanita'.