di Fabrizio de JorioRecentemente, in uno scantinato di uno stabile a sud di Roma di proprietà dell’Inpgi (Istituto nazionale di Previdenza dei Giornalisti italiani), è stata rinvenuta dal giornalista Massimo Signoretti e dall’ing. Francesco Imbimbo, una grande lapide in marmo con impressi i nomi degli 83 giornalisti Eroi di ogni parte d’Italia morti per la Patria nella 1^ Guerra Mondiale 1915-1918.
La lapide, racconta il giornalista Pierluigi Roesler Franz, che sta conducendo uno studio su questo ritrovamento, “è un documento di straordinario valore e di grande importanza storico-culturale, e non solo per la nostra categoria”. Un’epigrafe unica di cui non vi è - né vi era - alcuna traccia nei giornali, nei libri di storia, nelle biblioteche, né tantomeno su internet. Giudizio condiviso anche da Mario De Renzis, consigliere nazionale dell’Ordine ed ex Vice Presidente dell’Associazione Stampa Romana, che ha scattato una serie di foto della lapide, restandone incantato dal suo fascino proprio per tutta la storia che racchiude.
Partendo dai soli dati ricavabili dalla lapide, cioè dal nome e cognome degli 83 giornalisti che hanno dato la loro vita per la Patria (senza altri riferimenti, se non la testata giornalistica di appartenenza e/o le decorazioni guadagnate sul campo per gli atti di eroismo) Franz è riuscito in poco più di un mese di ricerche a tappeto su internet e su enciclopedie (soprattutto di notte) a trovare un discreto numero di dati e di informazioni abbastanza utili.
Un lavoro piuttosto faticoso, una ricerca certosina (una specie di caccia al tesoro), che però, ha consentito a Franz di trarne i suoi frutti. In uno studio di poco più di 100 pagine ha ricostruito l’identikit di ben 70 degli 83 eroi con i dati anagrafici salienti (luogo e data di nascita, paternità, ruolo svolto in guerra, data e luogo dell’eroica morte, decorazioni ottenute per il valore dimostrato sul campo, opere letterarie, scritti, foto, lapidi ed ogni altro interessante riferimento alla loro pur breve vita). Per 13 eroi, invece, sono stati trovati per ora solo pochissimi elementi utili alla loro identificazione. Ma ciò, paradossalmente, avalla ancor di più l’importanza storica della lapide, perché dimostra che se non fosse stata mai scoperta sarebbe stato assolutamente impossibile ricostruire l’appartenenza alla nostra categoria di tutti gli 83 colleghi.
Sulla lapide mancano addirittura più della metà delle decorazioni effettivamente concesse dalle autorità militari. Infatti su 83 giornalisti eroi ne sono stati decorati ben 47 (cioè il 56%) con 5 medaglie d’oro, 35 medaglie d’argento, 16 medaglie di bronzo e 2 Croci di guerra. In totale 56 medaglie e 2 decorazioni (e potrebbero aggiungersene altre quando fossero tutti identificati). Viceversa sulla lapide risultano indicate solo 5 medaglie d’oro, 21 medaglie d’argento e 2 medaglie di bronzo. In totale 28 medaglie, cioè la metà!
Franz ha poi scoperto che gli 83 eroi (fanti, alpini, bersaglieri, artiglieri, bombardieri, granatieri e piloti) rappresentano praticamente tutte le Regioni (mancano solo il Molise e forse la Valle d'Aosta). La maggior parte di essi sono morti al fronte attaccando il nemico, altri in trincea, in aereo, in ambulanze, in ospedali da campo. C'é persino chi è annegato in mare per l’affondamento nel Mediterraneo della nave trasporto truppe silurata da un sommergibile tedesco. Tra gli 83 giornalisti ci sono addirittura colleghi della stessa testata morti incredibilmente a pochi metri e a poche ore di distanza tra loro! Solo pochissimi Eroi hanno avuto il privilegio di morire in casa o in un ospedale della propria città per malattia o ferite riportate al fronte.
Nella sua ricerca il giornalista Franz ha effettuato la suddivisione degli 83 giornalisti per Regione di appartenenza (o comunque con legami ivi esistenti) e con il curriculum di ognuno dei 70 sinora identificati. Per i rimanenti 13 si dovranno, invece, effettuare ulteriori e più approfondite ricerche in loco.
Sulla lapide peraltro vi sono parecchi errori nei nomi e cognomi che risultano quindi sbagliati o incompleti. Ecco, ad esempio, i cognomi corretti di 4 degli 83 giornalisti: Felice Figliolia (e non Figliola), Ruggero Timeus (e non Fauro, che era il suo cognome d’arte o di battaglia), Felice Suigo (e non Svigo) e Gerolamo de Tevini (e non Tevini). Franz propone l'eventualità di una nuova lapide in marmo aggiornata con nomi corretti non essendo possibile - anche per mancanza di spazio - provvedere direttamente alle rettifiche sulla vecchia lapide senza rischiare di danneggiarla.
Tra i 70 Eroi identificati vi sono almeno 35 personaggi (Direttori ed ex Direttori di giornali, il figlioccio di Carducci, il pupillo di Benedetto Croce, figli di deputati, senatori e ministri, nipoti di garibaldini della spedizione dei Mille, il segretario della Federcalcio, ecc.) appartenenti anche a religioni diverse e un paio nati all’estero sui quali poter andare a fondo nelle ricerche, incrementando il materiale già raccolto o individuato.
Quanto al suo casuale ritrovamento sembra, secondo quanto appreso da Franz, che la lapide sarebbe stata esposta fino a circa 45 anni fa nelle vaste sale dell’Associazione Stampa Romana (sindacato unitario dei giornalisti del Lazio fondato nel 1877), che aveva sede a Palazzo Marignoli, imponente edificio quadrilatero costruito nel cuore di Roma alla fine dell’Ottocento tra via del Corso/via delle Convertite/piazza San Silvestro/Via di San Claudio (siamo a due passi da Palazzo Chigi e da Palazzo Montecitorio) prima di trasferirsi in piazza San Lorenzo in Lucina e da qui - intorno al 1979 (durante la presidenza di Ettore Della Riccia, già Presidente dell’INPGI) - negli attuali locali di proprietà INPGI nella vicina piazza della Torretta 36. Evidentemente durante il primo trasloco del 1967 non si trovò posto per ricollocare la lapide che finì così in un grande scantinato che si era appena liberato in un complesso INPGI a sud di Roma nei pressi della via Cristoforo Colombo insieme a molti arredi, mobili, enciclopedie ed incartamenti vari dell’Assostampa Romana che tuttora sono lì ammassati. Ed é qui che è stata ritrovata dal Presidente della Commissione Assegnazione Alloggi e Affitto Immobili INPGI, Massimo Signoretti e dal Dirigente del Servizio Immobiliare INPGI - settore tecnico - ing. Francesco Imbimbo.
Pierluigi Roesler Franz promette che il lavoro non si esaurisce qui ma conclude la 1^ fase di un percorso che definirsi entro quest’anno con due contemporanei obiettivi: la ricollocazione della lapide (o con la collocazione accanto anche di una seconda nuova lapide con nomi esatti e decorazioni aggiornate) in un luogo istituzionale a conclusione di una pubblica cerimonia alla presenza delle più alte cariche dello Stato e la contestuale pubblicazione di un volume/strenna natalizia, magari accompagnato da un Cd/Dvd documentario che ricordi gli 83 giornalisti Eroi. La scoperta della lapide potrebbe anche stimolare tesi di laurea mirate nelle varie Scuole di Giornalismo operanti in Italia e riconosciute dall’Ordine.
>>> Gli 83 nomi dei giornalisti morti per la Patria