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Musica dalla California

I Doors e Stevie Nicks

di Maurizio Iorio

Dal rock-blues psichedelico dei Doors all’ easy-listening di Stevie Nicks, ex-Fleetwood Mac. Torna in auge un suono che ha quasi 50 anni, canzoni vecchie e nuove unite da un invisibile filo rosso.

The Doors
When You’re Strange
(Rhino)

Che i Doors siano stati uno dei gruppi più rivoluzionari della storia del rock è fuor di dubbio. Come è fuor di dubbio che la prematura dipartita del loro vulcanico leader, Jim Morrison, abbia contribuito a far lievitare la loro fama ed a farli entrare anzitempo nella leggenda. E, come tutte le leggende che si rispettino, anche questa è stata oggetto di saccheggi ed operazioni commerciali postume, spesso inutili, orchestrate al solo scopo di alzare un po’ di denaro. Nel caso in questione, “When You’re Strange”, un ottimo documentario sulla storia della band californiana diretto da Tom Di Cillo, l’operazione sembra sincera, ed anche utilmente didattica. La colonna sonora del film, ovviamente timbrata Doors, contiene 13 brani della band, dei quali 10 già editi, mentre le chicche sono una “Light my fire” tratta dall’Ed Sullivan Show, una “When the music is over” presa da una registrazione alla tv danese, e “Break on through” dal vivo al festival dell’Isola di White del 1970. Inoltre, ad arricchire la scaletta, interviste ai membri della band ed una serie di poesie di Morrison recitate da Johnny Depp, che è anche la voce narrante nella versione originale del documentario. Per farla breve: nulla di nuovo sotto al Sole, salvo gli inediti e le poesie del “Re Lucertola”. Ma attenzione, quando il “non nuovo” sono canzoni come queste, che hanno quarant’anni abbondanti sul groppone, vuol dire siamo di fronte ad opere che hanno già acquisito il privilegio dell’immortalità, che spetta all’arte e non agli uomini. Jim Morrison riposa in pace al Pére Lachaise di Parigi, ma la sua musica è ancora viva e vegeta.

Stevie Nicks
In your dreams
(Reprise)

Tanto per rimanere in California, dai Doors ai Fleetwood Mac il passo non è poi così lungo. Una delle voci che ha sempre punteggiato l’easy-listening westcostiano è stata quella della vocalist dei Fleetwood, Stevie Nicks, peraltro ex-icona sexy del rock al femminile. I tempi di “Rumours” (1967), 40 milioni di copie vendute, sono ben lontani, anche se la signora ha confidato di aver inciso, in questo caso, il suo piccolo “Rumours”. Affermazione un po’ pretenziosa, anche perché alle sue spalle non ci sono più Mick Fleetwood e soci, ma la presenza ingombrante dell’ex-Eurythmics Dave Stewart, che firma sette brani, e del produttore Glen Ballard (Alanis Morissette). Ciò non toglie che a 62 anni Stevie Nicks riesca a togliersi belle soddisfazioni, abile com’è a destreggiarsi tra il pop di maniera, morbido e suadente, ed il blues rock alla ZZ Top (“Ghosts are gone”). Non mancano peraltro ballate stile Tom Petty (“For what it’s worth”), non a caso scritta con Mick Campbell degli Heartbreakers (la band di Petty). “In your dreams”, settimo album solista della bionda rockeuse, esce a distanza di dieci anni da “Trouble in Shangry-la”. Non è il capolavoro del secolo, anche perché il secolo è ancora lungo, ma è uno di quegli album che si fanno ascoltare piacevolmente, perché forti di una tradizione musicale (il Westcoast sound) che in Italia ha ancora molti estimatori. Per la cronaca, fra i crediti delle collaborazioni appaiono anche Mick Fleetwood e Lindsay Buckingham, ex-leaders dei Fleetwood. (MI)