Dal Mondo


Stampa

Dal petrolio ai Fondi Sovrani

I Paesi Sauditi dalla “risorsa petrolio” hanno creato una forte liquidità per investire nel mondo attraverso i Fondi Sovrani petrolio_pozzo_296

di Anna Testa

L’Opec (l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) rinvia a dicembre la decisione di ridurre la produzione di petrolio, mentre la quotazione precipita al livello più basso - circa 50 dollari al barile - dagli ultimi quattro anni. Buona parte dei Paesi Membri dell’Opec ritiene insufficiente il taglio di 1,5 milioni di barili già deciso il 24 ottobre scorso. In tre mesi, il prezzo del greggio è sceso dai 147 dollari (147,27 dollari l’11 luglio 2008) ai circa 50 di queste ultime settimane.

Di certo, il recente calo del prezzo dell’ ”oro nero”, ha sollevato non pochi interrogativi sia sulle misure aggressive adottate sull’offerta; sia sulla messa in opera da parte degli stessi Paesi Opec .Ma questo calo, non piace proprio ai Paesi produttori. E se Bagdad ritiene che un prezzo di 80 dollari al barile sarebbe “ragionevole”, a decidere la strategia del primo cartello sarà, verosimilmente, il primo produttore mondiale di greggio, l’Arabia Saudita. Il re Abdallah, in una recente intervista, ha sottolineato che i redditi petroliferi restano la “principale risorsa di bilanci dei Paesi della Regione, proprietari di un terzo delle riserve mondiali”.

La finanza islamica, infatti, coinvolge oltre 1 miliardo di potenziali risparmiatori (150 milioni di mussulmani nei Paesi occidentali e 300 mila milionari dei Paesi del Golfo con una capacità di investimento di 1.500 miliardi di dollari). Ed è proprio il principe Alwaleed - membro della famiglia reale saudita - ad essere il top tra i miliardari del Medio Oriente. L’aumento della ricchezza, soprattutto, nei Paesi produttori di greggio e le migrazioni dei mussulmani nel mondo hanno accentuato l’ascesa di titoli al “petrolio”. Il Qatar e Dubai sono azionisti di riferimento delle Borse di New York, Londra e Stoccolma, solo per citarne alcuni.

Un panorama apocalittico, quindi, quello che si presenta oggi per i Paesi Sauditi che proprio dalla “risorsa petrolio” hanno creato una forte liquidità per investire nel mondo attraverso i Fondi Sovrani (Swf). Secondo una recente stima, pare che entro il 2015 i Swf gestiranno più di 15 trilioni di dollari e controlleranno il 5% di tutte le Compagnie quotate al mondo. Con questi numeri, il calo del prezzo del greggio può compromettere un peso economico e politico di rilevanza internazionale. La recente crisi finanziaria globale, infatti, evidenzia che una cosa è incassare mensilmente i profitti legati alla sola esportazione del greggio. Altro, invece, è gestire un Fondo sovrano di investimento e riuscire a generare performance più che soddisfacenti, soprattutto, in queste condizioni di mercato.