di Germana Lang
In Italia, le donne leggono più degli uomini. Nel campo della piccola e media editoria sono loro a ricoprire il 46% delle funzioni dirigenziali.
Mentre nel resto della piccola e media impresa, secondo i dati di Federmanager, la presenza femminile tra i manager è solo del 7%. Chiediamo ad Annamaria Malato, se è più facile per una donna lavorare in questo campo e perché.
"Non so se sia più facile. Credo che forse una delle peculiarità femminili, la spiccata sensibilità, e forse la creatività insita nel lavoro dell’editore, ci ponga in questa sinergia. Se è vero che non ci sono molte donne ai vertici delle aziende dei grandi gruppi editoriali, è vero che ci sono molte realtà riuscite, anche nel Lazio, di imprenditori al femminile con progetti editoriali che forse rispecchiano la sensibilità di chi è al vertice. In fondo si è parlato molto di scrittura al femminile, ora per la prima volta si pone attenzione su questo aspetto, con un incontro che si terrà lunedì 8 alla Fiera sull’editoria che produce grandi aziende al cui vertice ci sono le donne".
La sua casa editrice, da 35 anni impegnata in produzione di libri di cultura, di testi classici, universitari, saggi di storia e letteratura, ha promosso da poco tempo un nuovo marchio “I sostenibili”, che contiene due collane, una di narrativa e l’altra di attualità. Può spiegarci di che si tratta?
"Le due collane si chiamano Magma e Mentori, la prima di narrativa, l’altra di attualità, nel senso che siamo andati a scegliere personaggi significativi nel loro settore, che in qualche modo hanno un’idea sostenibile del futuro: ad esempio per la creatività Oliviero Toscani, per i temi ambientali Ermete Realacci. L’idea nasce dalla mia sensibilità. Come imprenditore sono infatti impegnata nel settore sociale con l’associazione Anima, che si occupa di responsabilità sociale d’impresa. Per un editore questo vuol dire che non si può avere attenzione solo all’ambiente, al mondo che ci circonda, ma deve esserci anche il contributo a diffondere quel mezzo così potente che sono le idee. E quindi la mia azienda, fondata da mio padre 35 anni fa, con una forte impronta che rispecchia la sua attività di dantista, ha una connotazione classica. Questo nuovo cammino intercorso, parallelo agli altri, rispecchia la mia gestione, nasce con la mia nomina ad amministratore delegato dell’azienda".
In che modo selezionate gli autori, come scegliete su cosa puntare?
"Questa è una casa editrice che legge quasi tutti i dattiloscritti che arrivano e non in tempi biblici come raccontava Pennac nel mitico signor Malaussène . Ci sono realtà diverse: ad esempio la pubblicazione del libro che presentiamo in fiera di Daniela Rossi , “Il sacerdote e il kamikaze”, è avvenuta in modo particolare: prima ho conosciuto l’autrice, di cui avevo letto libri pubblicati con altre case, libri e che mi erano piaciuti . L’approvazione del dattiloscritto è venuta dopo. Devo però dire che c’è molta sperimentazione, leggiamo moltissimo, quasi tutto quello che arriva. A volte basta una lettura verticale, perché ci sono moltissimi autori e non tutti proprio da pubblicare. La collana che ha solo sei mesi ha pubblicato solo italiani; ora è partita una ricerca all’estero e cominceremo anche a tradurre".
Avete in mente di pubblicare ebook, audiolibri, qual è il vostro rapporto con internet?
"I dati relativi al settore su internet dimostrano che non c’è stata l’esplosione che si prevedeva.. Rispetto alla mia produzione, quella storica, il lavoro del sito informatico è importante e va a toccare un punto molto importante per la piccola e media editoria che è quello della distribuzione e della visibilità, ci dà una libertà che è molto importante. L’ebook non è la destinazione migliore per la critica dantesca, ma per i sostenibili stiamo pensando di lavorare anche in questo settore. Non si può restare fuori da questi fenomeni, basti pensare che l’invito alla presentazione su Facebook ha avuto molte più risposte e molto più rapide di quanto ne ha avute quello cartaceo. C’è un mondo che si rivolge alla rete, al quale bisogna dare risposte".
Riuscite ad intercettare i giovani lettori?
"I “sostenibili” sono rivolti a un pubblico giovane, ma anche il mondo universitario, cui ci rivolgiamo con la produzione più classica, interessa i giovani. Abbiamo nove riviste letterarie che pubblicano ricercatori, giovani che hanno interesse al mondo delle lettere e che è molto più vasto di quanto si pensi. In qualche modo, essere editori di nicchia mette più al riparo da questa crisi che sicuramente sta toccando tutti i settori anche quello dell’editoria".
Come dire che la piccola e media editoria può permettersi di più di lavorare sulla qualità?
"Si, ma ci sono anche tante difficoltà economiche, quelle che riguardano tutte le piccole e medie imprese, come l’accesso al credito, e i problemi di visibilità. Però il fatto di lavorare sulla qualità e di essere più liberi forse è la cosa che più ci piace, perché comunque… questo è il mestiere più bello del mondo".
Nella foto Anna Maria Malato con Oliviero Toscani