Economia


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Il Censis, dalla crisi la seconda metamorfosi

Dal 42° rapporto emerge ancora una volta la fotografia di un Paese frammentato

Crisi finanziaria, gli italiani un po’ ci credono, un po’ no. Dal 42° Rapporto Censis sulla società italiana emerge ancora una volta la fotografia di un Paese frammentato. Che conferma la definizione di “mucillagine” sociale data dal Censis l’anno scorso: una soggettività spinta dei singoli senza tensione a obiettivi e impegni comuni.

Italiani ossessionati da piccole e grandi paure, la microcriminalità, i rom, gli incidenti, il bullismo, il lavoro precario. Ansie di tutti i giorni ormai travolte dalla grande crisi finanziaria internazionale degli ultimi mesi. Eppure proprio da questa crisi, secondo il Censis, può nascere la “seconda metamorfosi” italiana. La crisi, insomma, va vista come una grande sfida. Un “salutare allarme collettivo”. Attraverso un “adattamento innovativo”, dice il Rapporto, possiamo spingerci verso la “seconda metamorfosi” (dopo quella degli anni tra il ’45 e il ’75), che forse è già silenziosamente in marcia. Grazie a nuovi fattori di cambiamento sociale. Fra questi, la presenza e il ruolo degli immigrati, con la loro vitalità demografica e imprenditoriale, l’azione degli operatori economici, sempre più globale, le nuove realtà delle grandi aree metropolitane, la propensione alla frugalità dei consumi e dei costumi. Le parole d’ordine, perché la sfida sia vinta, sono: mercato largo, economia aperta, policentrismo decisionale.

Il 71,7% degli italiani teme l’impatto della crisi
La crisi ha graffiato anche in Italia. Il 71,7% degli intervistati dal Censis pensa che il terremoto finanziario avrà un impatto sulla sua vita. Ma il 37% pensa anche che la crisi potrà migliorarci. Ciò che preoccupa di più è il pensiero che si dovrà rinunciare al tenore di vita raggiunto (71,1%). Ma ecco, al di là delle aspettative, i dati oggettivi: l’11,8% delle famiglie possiede azioni o fondi comuni, l’8,2% (circa 2 milioni) ha un mutuo per l’abitazione (250mila quelle che hanno difficoltà a pagare). Il 12,8% (circa 3,1 milioni) usufruisce del credito al consumo. Tra le strategie, il 33,9% risparmierà, il 25,2% taglierà i consumi, il 3,8% intaccherà i risparmi.

Auto e telefonino restano irrinunciabili
In fuga dal risparmio gestito, in questa fase gli italiani pensano che i soldi vadano tenuti in contanti (29,3%) o in depositi bancari e postali (23,4%) o al limite investiti nel mattone (22,2%). Se proprio si deve investire, meglio i titoli di Stato (16,4%). La tradizionale cautela degli italiani, in passato tacciata di arretratezza e chiusura, si sta rivelando una polizza: secondo il Censis sono 5,5 milioni gli “indenni” che continueranno a consumare come prima. Sono invece circa 880mila i “penalizzati” costretti a tagliare molte spese. Tra i consumi ritenuti “irrinunciabili”, oltre a auto e telefonino, una vacanza di almeno una settimana all’anno, lo sport, il parrucchiere e l’estetista.